tag:blogger.com,1999:blog-6132555791345814992024-03-05T13:41:26.332+01:00Comico-melò (Makes & Remakes) “Tu chiacchieri, chiacchieri”, disse Laverdure, “non sai fare altro”. | Blog with dirty little lips.Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/16342308288825812243noreply@blogger.comBlogger73125tag:blogger.com,1999:blog-613255579134581499.post-72676362399707640342014-12-24T12:22:00.001+01:002014-12-24T12:24:02.682+01:00Frenchie la Madonnina appare al signor Ramarra<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-zM5YBfBOf_M/VJqgSXd2kSI/AAAAAAAABDE/Qal_wt6vSds/s1600/alligator-signor-ramarra.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-zM5YBfBOf_M/VJqgSXd2kSI/AAAAAAAABDE/Qal_wt6vSds/s1600/alligator-signor-ramarra.jpg" /></a></div>
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">Quando la Madonnina apparì a Paris durante la presentazione di un suo bestseller, <i>Questo tempo</i> (<i>This Time</i>), c/o la locale succursale di Shakespeare and Company. Per l’occasione, il signor Ramarra aveva assunto il colorito pseudonimo di Jesse Wallace.</span></span><br />
<br />
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">Accadde <a href="http://parapagal.altervista.org/2014/12/il-funzionamento-del-tempo/" target="_blank">poco dopo prima del tramonto (...)</a> </span></span>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/16342308288825812243noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-613255579134581499.post-28196983124763388932014-12-12T10:40:00.000+01:002017-06-03T15:14:20.192+02:00L’uomo con le mani in mano<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://3.bp.blogspot.com/-MowiYRxYFvw/VIq3LCTgMGI/AAAAAAAABC0/O_cShVY_Evc/s1600/uomo-mani-in-mano.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://3.bp.blogspot.com/-MowiYRxYFvw/VIq3LCTgMGI/AAAAAAAABC0/O_cShVY_Evc/s1600/uomo-mani-in-mano.jpg" /></a></td></tr>
<tr align="left"><td class="tr-caption">Sognano o son desti?</td></tr>
</tbody></table>
<br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;">A Voghera, sul marciapiedi davanti al portone della propria abitazione, orario 8.30-12.30 e 15.05-19.30, un uomo se ne sta con le mani in mano.<br />Ai non rari passanti egli chiede: “Hai mica 100 lire?”<br />I passanti o non lo degnano di attenzione oppure lo guardano ovviamente.<br />Alle 12.30, dal balcone dell’appartamento al secondo piano, la moglie (che è la celebre casalinga di quella cittadina) gli dà una voce per avvisarlo che il pranzo è quasi pronto.<br />Sarà propriamente pronto soltanto verso le 12.50 circa; all’uomo servono almeno 10 minuti per lavarsi le mani in mano prima di mettersi a tavola.<br />L’uomo (meglio precisare: è l’ uomo di Voghera, non noto quanto la moglie, ma destinato – secondo molti – a diventarlo prima o poi, forse inevitabilmente) consuma il pasto tuffando il muso nel piatto, ché delle mani, in mano, non si può servire.<br />Dalle 14 circa alle 15, invece, in punto, egli schiaccia un pisolino sul fianco destro, tenendo le mani in mano. Fino a qualche tempo fa, per sicurezza, se le faceva legare dalla moglie per scongiurare imprevisti. Ora questa precauzione non ha più senso.<br />Alle 15.05, egli è di nuovo in strada. Fino alle 19.30 ripeterà la sua domanda ai non rari passanti: “Hai mica cento lire?”, e sempre le mani in mano, ché i passanti 100 lire non ce le hanno mica. E se anche ce le avessero – viene da dubitare – chissà se… Ma questo non ci riguarda.<br />Alle 19.30 – non sempre in punto – la moglie, affacciandosi alla finestra, lo chiama per la cena.<br />Che egli consuma nel modo già descritto. A Natale e per il 1° maggio, invece, pranzo e cena lo imbocca la famosa donna. Colazione no, però.<br />Dopo cena, l’uomo con le mani in mano e la moglie discutono: può essere del più e del meno, può essere di finanza ed economia: laddove, per esempio, la donna è fortemente contraria all’uscita dell’Italia dall’euro, il marito si dichiara fortemente favorevole a questo seppur – per certi versi – doloroso atto di revisione.</span></span>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/16342308288825812243noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-613255579134581499.post-15116954601753325172014-12-11T06:08:00.001+01:002014-12-11T06:08:46.352+01:00Se tu mi dicessi<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">(intendendo con quanto segue un augurio o creando illusorie aspettative): buon lavoro, buona giornata, buon natale, buon compleanno, in bocca al lupo, se hai bisogno dei me non esitare, dài vediamoci – poiché l’unico lavoro buono è quello morto, l’unica giornata buona è quella morta, l’unico natale buono è quello morto, l’unico compleanno buono è quello morto, l’unica bocca buona è quella morta, poiché so che non solo esiterò ma eviterò studiatamente di aver bisogno di te e poiché alla sola fantasia di vederti il cuore mi si spaura – ecco, diciamo pure che in questi e simili casi, potrei, per un suggestivo attimo, dimenticare di essere un signore e aizzarti contro il sopravvissuto lupo.</span></span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-u_2mkW40WSs/VIkmHZieajI/AAAAAAAABCo/f9igC9R1Rd8/s1600/lupo-se-tu-mi-dicessi.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-u_2mkW40WSs/VIkmHZieajI/AAAAAAAABCo/f9igC9R1Rd8/s1600/lupo-se-tu-mi-dicessi.jpg" /></a></div>
<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/16342308288825812243noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-613255579134581499.post-41612119201916217232014-12-10T16:07:00.003+01:002014-12-11T05:58:01.423+01:00L’uomo che vede regolarmente Al Pacino<span style="font-size: large;"><span style="font-family: Georgia,";">Storia di amicizia fra due uomini semplici</span></span><br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://2.bp.blogspot.com/-geUKwLCJyis/VIhfJoUElnI/AAAAAAAABCY/geUhUbmIG8M/s1600/uomo-al-pacino.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-geUKwLCJyis/VIhfJoUElnI/AAAAAAAABCY/geUhUbmIG8M/s1600/uomo-al-pacino.jpg" height="247" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Che cosa sarebbe la vita... (continua)</td></tr>
</tbody></table>
<br />
<br />
<span style="font-family: Georgia,";"><b>Osiride Nasvitz</b>, 62enne lavoratore autonomo (carpentiere) residente a <b>Scorcol</b>a (<b>Trieste</b>), oltre a essere convinto che all’interno di un noto Ente previdenziale e di un altro (non meno noto) il cui scopo, sulla carta, è la tutela assicurativa delle potenziali vittime di infortuni sul lavoro vi siano sin troppo strani – seppur impercettibili – fra movimenti e maneggi, e dopo aver rinunciato a rinnovare l’adesione a qualsivoglia sindacato nonché associazione nella cui sigla una delle lettere (“A”) rimandi alla parola “artigianato” (o, in rari casi, “artigiano”), da qualche tempo vede con una certa regolarità <b>Al Pacino</b>. Lo incontra di persona. Pur non avendo fatto nulla per incoraggiare questi incontri.</span><br />
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">Che avvengono dove?<br />
Il più delle volte nel piccolo laboratorio di falegnameria in affitto presso il quale Osiride svolge – a pochi passi dal suo (quasi fatiscente) alloggio IACP – la sua professione, e fra mille ingiusti oneri.<br />
Che verterebbero su che cosa, questi incontri?<br />
Intanto, su nulla che attenga all’attività del carpentiere (salvo in un’occasione, quando Al gli chiese se potesse fabbricargli – dietro più che equo compenso, naturalmente – un’elaborata mensola, a stretti comparti [numerati ed etichettati] per potervi riporre i numerosissimi telecomandi con i quali egli governa l’infinità di televisori, moderni e vintage, lettori dvd e vhs, impianti stereo e diverse altre diavolerie, assolutamente personalizzate, che l’attore tiene per casa – una delle sue case, quella del Connecticut).<br />
Quasi sempre Al Pacino va a trovare Osiride per riferirgli qualche suo spiacevole grattacapo, un disgraziato incidente, una brutta grana, una rogna, fino a eventi con oscure tinte di sciagura apparentemente irrimediabile (o perlomeno Al ne parla come se fossero tali), nella sincera speranza che l’ormai amico possa cavarlo da questo o quell’impiccio e porvi definitivo riparo.<br />
È una routine: Al, bussato al portoncino del laboratorio, e insinuando la sola testa nel locale, fa: “Conpermesso… Xe nissun? Te son, Osiride?” (così, in perfetto dialetto triestino: è comprensibile che fosse questo, per il carpentiere, l’aspetto più sconvolgente del primo tête-à-tête con l’attore. Ad ogni modo, a vantaggio del lettore, con l’aiuto del traduttore automatico universale di Eta Beta, trascriveremo i dialoghi in italiano).<br />
“Entra pure, entra, Al. Sono subito da te”, risponde Osiride, “un attimo che finisco qua”.<br />
Al si accomoda educatamente sulla “sua” seggiola e aspetta con pazienza.<br />
“Allora, che cosa mi racconti oggi?” chiede dunque Osiride concentrandosi sull’ospite.<br />
<b>E Al Pacino inizia il suo racconto</b>.<br />
</span></span><br />
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><b>A titolo esemplificativo</b>, riportiamo l’essenza della più recente disavventura in cui Al è incappato, proprio un bel guaio, per vedere se ci fosse modo di risolvere il quale egli si è precipitato da Osiride senza perdere un minuto.</span></span><br />
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">“Come sai, Osiride, io sono costretto, per motivi di sicurezza, a traslocare spesso…”</span></span><br />
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">Osiride lo sa eccome, ed è anche certo che la faccenda della sicurezza sia alquanto gonfiata, probabilmente soltanto una fisima, magari anche dovuta allo stress psicologico sopportato da Al (e del quale lo stesso Al ha parlato più volte ed esaurientemente a Osiride, indicandone le presunte cause). A dire il vero sta cominciando a stufarsi della solfa. Ma poiché non vuole che l’altro ne sia allarmato o che ciò possa dargli motivo di dubitare della loro amicizia, trattiene lo sbuffo e resta ad ascoltarlo fino in fondo.</span></span><br />
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">“E sai anche”, prosegue Al, appesantendo la situazione nel venirsene fuori con la seconda, importante fisima – ma tanto Osiride ha scelto la strada, dalla quale l’amico vero non torna indietro, della comprensione e della complicità – “che, sempre per questioni di sicurezza, non affido quasi nulla all’alea di terzi, mi arrangio da solo con il mio furgone”.</span></span><br />
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">Bene – dice il volto di Osiride nell’impassibilità dell’ascolto, un segnale di coinvolgimento e un invito a non temere la prosecuzione della narrazione.</span></span><br />
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">“Ora, le cose stanno così: stamattina presto, caricato personalmente il camioncino (tre ore buone di lavoro) per un trasloco minimo, ma improrogabile e affettivamente significativo (sai, quello che mi restava dei miei nel Bronx Zoo), mi metto tranquillamente in viaggio per il Connecticut. OK, fin qui ci siamo. Ma a un certo punto non ci siamo più”.</span></span><br />
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">Quando?, esorta il “quando” muto nello scatto, ma lieve e ondeggiato, della testa di Osiride.</span></span><br />
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">“Quando mi blocca una pattuglia della stradale… così, capisci… senza che io gliene avessi dato motivo, per farmi perdere tempo, sarei portato a credere. Ma va bene, d’accordo, fanno il loro lavoro. Perciò non mi rimane che tirare fuori tutte le scartoffie richieste, esibisco tutti i documenti possibili, bolla di accompagnamento inclusa, forse esagero – giuro che non l’ho apposta – quando mostro anche il pass di uno studio. Un patrolman sembra prenderla come un gesto di arroganza, fa: ‘Troppo zelo, signor Pacino: l’avevamo già riconosciuta, non serviva lo sfoggio extra’. Io ribatto che ‘agente, non l’ho fatto apposta, mi si è infilata fra i documenti’, e poi, Osiride, sai quanto la polizia mi metta in paranoia. Le parti di poliziotto sono una specie di terapia per guarirmi dall’ossessione”.</span></span><br />
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">“È anche vero che ti dividi equamente fra <b>law</b> e<b> outlaw</b>”, puntualizza Osiride per amor del vero.</span></span><br />
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><b>Al Pacino spalanca gli occhi e la bocca</b> (<a href="http://tinyurl.com/qc5dlz7#spalanca"><span style="color: #cc0000;">continua</span></a>) </span></span>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/16342308288825812243noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-613255579134581499.post-20973423332787859432014-12-07T18:31:00.001+01:002014-12-07T18:40:52.462+01:00L’uomo di servizio<h3>
<span style="font-size: small;">(Prima parte)</span></h3>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-5PEGs2qPi2k/VISL2F_WzxI/AAAAAAAABCI/iswoh-quBUU/s1600/uomo-servizio.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-5PEGs2qPi2k/VISL2F_WzxI/AAAAAAAABCI/iswoh-quBUU/s1600/uomo-servizio.jpg" height="204" width="320" /></a></div>
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<br />
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">Non
potendo, a causa dei miei fitti, pressanti, spesso ingombranti impegni,
accudire degnamente alle faccende di casa, mi sono deciso ad assumere un uomo
di servizio. Ho rinunciato ad assumere una donna perché, data la mia posizione
– se sapeste qual è la mia posizione…–, so che le malelingue avrebbero di che
malignare circa una mia tenuta in poco conto della donna (misoginia sarebbe
eccessivo, anche se eccedere è il loro mestiere). Meglio, piuttosto, che esse
facciano circolare un altro genere di voce calunniosa. Non saprei dire se
questa voce è già in viaggio. Non m’importa. Ciò che mi sta a cuore mi pare sia
chiaro.</span></span></div>
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">
</span></span><br />
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">Quest’uomo
di servizio – non mi ha mai specificato se la definizione “domestico” lo
urterebbe, perciò, nell’incertezza, giurai a me stesso che, in nessuna
evenienza, in nessun caso, avrei usato questo appellativo nel riferirmi a lui –
ha un nome e un cognome. Che non posso rivelare. In primo luogo perché egli ha
diritto alla sua intimità (evito dispettosamente l’anglicismo d’obbligo). In
secondo, ma non meno importante, perché li ignoro. </span></span></div>
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">
</span></span><br />
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">
</span></span><br />
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">Sì,
ho sentito la domanda. Ed ecco la risposta: non sono divorziato, né separato.
Sì, ho vissuto per qualche tempo con una donna (nemmeno sotto tortura mi
caverete di bocca quel termine, abusato, che indica, in sostanza, una
concubina. Quel termine che fino a pochi anni fa usavano i comunisti fra di
loro, e che ora i loro eredi si sono aboliti di bocca. Pubblicamente. So di già
comunisti che continuano a rivolgersi quel termine in privato, tutt’al più in
luoghi pubblici poco frequentati, e comunque badano a tenere la voce bassa.
Sussurrano: “Come va, caro ***?” “Non c’è male, ***”. Non ce l’ho con i
comunisti. Tutt’altro. Beh, forse “tutt’altro” è esagerato o addirittura non è
il caso. Stabiliamo una volta per sempre che non ho niente contro i comunisti.
Soprattutto perché non esistono più, si contrabbanda. Ma io ho motivo di
ritenere che esistono eccome. Solo che hanno bandito – parzialmente – quella
parola e hanno abolito il colore rosso. A me il rosso piace. Non lo avrei
abolito, se fossi stato nei panni dei comunisti o, meglio, in quelli dei loro
eredi. In casa mia il rosso abbonda. Qualche esempio? D’accordo: alcune tende,
divano – ma più sul bordeaux – due belle seggiole in cucina: scarlatte,
tendenti all’elettrico. In bagno c’è del rosso… Ecco, esattamente. Io stesso
posseggo almeno due cravatte rosse e un
pullover rosso, di gradazione diversa.</span></span></div>
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">
</span></span><br />
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">Visto?</span></span></div>
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">
</span></span><br />
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">Quella
donna, dicevo. I nostri contrasti erano troppo acuti, questo è vero, ma lei se
andò di casa insieme alla domestica. Improvvisamente. Mi aveva accennato alla
possibilità di un abbandono. Ma non avrei mai immaginato che mi avrebbe
disertato portandosi dietro anche la donna di servizio – che lei, la mia
convivente, aveva assunto senza gli scrupoli che in seguito mi sarei fatto io
rispetto all’uomo di servizio che ora si occupa delle faccende cui io,
personalmente, non posso far fronte per via dei miei intensi, straordinari imp…
(Questo l’ho già detto. Scusate. È l’età. Non la mia: quella del mio
collaboratore. Non so quanti anni abbia. Non glielo chiederei nemmeno sotto
tortura, sua o di altri). Egli è intitolato – lo ribadisco – al suo riserbo.
Stretto.</span></span></div>
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">
</span></span><br />
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">Quella
donna, se posso: mi piantò in asso senza preavviso. Una mattina uscì di casa insieme
alla donna di servizio e la sera non rientrò. Né il giorno dopo, la settimana
dopo, il mese e l’anno dopo. Sono due anni. Non avvisai le autorità. E feci
bene, perché tutti sapevano già che quella donna era svanita nell’aria fina
insieme all’altra. I maldicenti non esitarono: una delle due si era innamorata
dell’altra. Io so che non è così. Temo che la mia concubina fosse gelosa folle,
vedesse un amorazzo fra me e la donna di servizio. Io ho la quasi certezza che
l’abbia assassinata e fatta sparire: mettiamo nell’aria fina, in una palude o
nell’acido. Ma deve essere successo qualcosa del genere. Non apro una parentesi
per tre sole ma ottime ragioni: mi troverei la polizia per casa, uno; sarei
internato, due; non sono uno scrittore di polizieschi, tre.</span></span></div>
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">
Quest’uomo, <a href="http://tinyurl.com/q7t5ry7#servizio"><span style="color: #cc0000;">dicevo: ►</span></a></span></span><!--[if gte mso 9]><xml>
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<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Corsi e ricorsi della storia semo noi</span></span></h3>
<h3>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">(e voi siete ’na cozza grande)</span></span></h3>
<br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Ancora, circa l’orrenda <b>fine dell’Impero</b> (o <b>Regno</b> – dopo i giorni del Governo in Esilio), vorremmo soffermarci su un curioso reperto video (e audio) risalente agli anni più dolorosi, in particolare quello della Rivelazione (ricorderete che l’allora Capitale capitolante fu colta e scossa di sorpresa – si diede a intendere nella furiosa concitazione del momento; tuttavia non si vollero riconoscere i prodromi della prossima disgregazione. Ciò, tipicamente, avvenne troppo tardi).</span></span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
</div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://4.bp.blogspot.com/-rbTQU9LKWZs/VILsEVimxqI/AAAAAAAABB8/JWcc6uK8uEY/s1600/cozza.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-rbTQU9LKWZs/VILsEVimxqI/AAAAAAAABB8/JWcc6uK8uEY/s1600/cozza.jpg" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il sogno della cozza<br />
(Illustrazione di <span style="color: #cc0000;">Stefano Baratti</span>) </td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">Il documento audiovisivo indica che la sera di un 5 dicembre un “<b>canale televisivo</b>” (ne abbiamo già trattato, ma torneremo sul concetto a vantaggio di coloro ai quali esso risulti tuttora aspro), con il compito di far superare senza traumi all’utente quel periodo critico della giornata (si pensi all’ora violetta o a quella che n’infrollisce ’l core) compreso fra le ore 20.30 e 21.00 (tempo estensibile a seconda delle esigenze del flusso pubblicitario – oggi più noto come sequenza di “messaggi liminali non occulti”, i <i>limina</i> fissati nella loro pianificata incertezza), “trasmetteva” (usiamo il termine pertinente a quella tecnologia) un trattenimento sovrinteso da una padrona di casa (detta anche “giornalista”; su questo concetto ritorneremo, ma si veda <a href="http://tinyurl.com/qxyt3sf" target="_blank"><span style="color: #cc0000;">questo specimen</span></a>) che ospitava tre chiari personaggi della mondanità dell’era, due dei quali vantavano la doppia (dubbia, ancorché in auge massima) qualifica di “<b>giornalista-scrittore</b>” (oggi Giano estinto) e un terzo (sempre secondo il vocabolario tecnologico allora in uso) detto, soprattutto da se stesso, “artista”, più precisamente “cantante” nonché “musicista”. Egli presenziava in forma virtuale, tramite il cosiddetto “collegamento esterno”.<br />
La coppia “interna” aveva per nome rispettivamente <b>Uther</b> (spiegò: “Mamma e papà vollero omaggiare il pastore Martin Luther King, restando al di qua dello sfacciato esibizionismo; ecco il motivo della mutilazione”) e <b>Diablo Sputafuoco</b>. Nome e cognome autentici, sottolineò, e poi soprallineò che mamma e papà erano gente alla buona. (Voleva essere una furba quanto immotivata stoccata al collega – che sorrise fra il cereo e il terreo a dissimulare la <i><b>bitchy resting face</b></i> femminea).<br />
La compagnia, dunque, per decisione statutaria della donna-anfitrione, “dibatteva” o “discuteva” intorno a un argomento all’apparenza vuoto, destituito di senso comune (come lo intendiamo noi, per carità) e specialmente (abbiamo potuto e dovuto constatare dopo molteplici disamine del “video” imprigionato nella fitta ragnatela del tempo) ispirato al o dal <b>principio di contraddizione</b>. Ci rendiamo conto che l’affermazione è ostica, oltre che rischiosa, pertanto cercheremo di spiegarci al meglio delle nostre capacità.<br />
In quei giorni, il Regno o Impero (si è sopra accennato), quasi che la storia fosse incline – umile rivista d’avanspettacolo – a dar repliche (sappiamo che non è così), era traversato da profondi sconvolgimenti (inizialmente dati per sotterranei), vi risuonavano largamente annunzi di una fine imminente o quantomeno incombente mica per ischerzo, con i cosiddetti barbari stavolta non alle porte, bensì saldamente radicati, incredibilmente rintanati nell’humus di quella società da, all’incirca, un sessantennio – forse abbondante (che oggi ci può parere un lampo, ma non è così). Essa, di primo sguardo sorretta da un anelito d’amore, si reggeva, se osservata da occhi sfoderati di prosciutto e annusata con narici non ottuse da polverine magiche, su una controversa dinamica, o, in altri termini, si fondava su una rara, smaccata, appassionata da sembrare innocente forma di quello che oggi, senza falsi pudori, denominiamo “<b>internossismo</b>” cui aderivano con allegria gli universi o quasi.<br />
Per evitare il plagio, anziché <u>sottolineare</u> vogliamo qui <span style="background-color: yellow;">evidenziare</span> la caratteristica principe (per altro oggetto delle sinceramente finte lagne di que’ cavalieri del tavolo rotondo con seggiolino per il moschettiere esterno) di quel fantastico mondo, dove tutto, ruotando invero su se stesso, è diretto dal motore immobile primo variamente denominato: paccaspallismo, gomitammiccamento, duspaghismo o macaronismo (e culinarismi vari), ossia quel procedimento metodico, quel sistema a doppie, triple, quadruple, quintuple ecc. fino a onniple alla enneple, in grazia del quale aristidi e narcisi montano effimeramente in tolda spintivi, oltre che da (culinari) calci al culo, dalla convinzione che la proprietà eterna della città possa transitarsi tranquillamente su di loro.<br />
Ma per non divagare esageratamente: l’elemento che spicca per <b>contraddittorietà</b> nel reperto visionato è l’oggetto della discussione, consistente, all’ingrosso, nella domanda (ideata personalmente dalla giornalista): “Ma davvero nel nostro Regno è necessario godere di appoggi, conoscenze altolocate, ammanigliamenti, calci al – passatemi il termine – sederino, per diventare persone (o personaggi) in vista?”<br />
Luther non poteva essere d’accordo che sì, pur avanzando con un linguaggio assai complesso talune riserve (di riserva). Dello stesso parere si disse lo Sputafuoco. Incuriositi da tanta e ardita (dati i tempi e i costumi) controtendenza e successivamente indagando su altri reperti d’epoca, abbiamo trovato che lo Spitfire al tempo (si parla di un pugno di giorni innanzi) era fresco reduce da un rituale primitivo, vale a dire la “presentazione” (cercheremo di sviluppare in altra occasione anche questo concetto astruso) di un suo romanzo di poche pagine e meno senso, evento “partecipato” (dirimiamo subito: in quei tempi e in quei costumi questo verbo si poteva far tranquillamente transitare – pressappoco come l’eterno dell’urbe condita aglio, oglio, stanglio ad libitumque) da rappresentanti d’ogni consorteria mondana della caput di quell’Impero in putrefazione: schiere di giornalisti, scrittori, giornalisti-scrittori, giornaliste, scrittoresse di trilogie, triadi e tribadismi, figure in vista, figure nascoste, figure malcelate, figurine e figuracce; uomini chiunqui con donne qualunqui, finanzieri, finanziere, tardi manager prêt-à-manger, preti dei Prati, capibastone d’ogni fazione, attori e attore di fikcion-fuk-cion, esperti di comunikk-kekcion e di sti-kak-cion, ce n’era per tutti, abbiamo scoperto: e se non ce ne fosse stato, lì per lì (=2601) si distribuivano predicati come fossero ostie-lido: un “dottò” non si nega a nessuno, nemmeno a un primario di una clinica inchiestata. E (quasi) infine, uno o due, ma soprattutto un “cantautore” (altro concetto obsoleto: ma ci si dia <a href="http://comicomelo.blogspot.it/2014/07/musiche-amare.html" target="_blank"><span style="color: #cc0000;">un’infarinatura</span></a>) vichiano, inventore della tesi filosofica secondo la quale la storia saremmo noi. Peccato davvero che non avesse chiarito chi fossimo noi. Oggi, anche grazie al nostro prezioso reperto, lo sappiamo.<br />
Ecco la storia, infine, quella con non senza l’esse maiuscola, e il resto delle lettere mancanti: un mucchietto di popolani, arruolati nelle barracks e condotti in corriera al luogo del meeting, una libreria con 12 soppalchi e 3 parterre: biglietto pagato e buono mensa, eccoli lì, seduti par terre, in attesa del <i>pax tecum</i> di Sputafuoco: quella dedica personalizzata, seppure illeggibile (“Eh eh, me fa male er braccio e puro er gommito, ehh eh”) in frontespizio, che se fanno tanto de caccialli dalle barracks gnente gnente ja’a sbattono in muso a quarcuno.<br />
Circa l’Uther, pardòn (la elle lo fa ’ncazzà), gli parlavano sopra, non s’è potuto – sinora – approfondire il carattere.<br />
Quanto invece al personaggio in “collegamento”, vi confessiamo di aver faticato non poco ad afferrarne il pensiero nella sua articolata totalità. È del resto vero che si esprimeva in un linguaggio stranito, irto di “appunto” (ma lui non appuntava mica: tutto a braccio andava, tutto a braccio, manco un mezzo gobbo da fregargli la schiena, che così lo drizzava), schierati nell’area del fumetto che li conteneva ma che stentava a trattenere parole che tu dici umane, simili a cavalli di Frisia, a limitare i confini delle sue brachilogiche espressioni, quasi uguali a frasi, che si bloccavano con frenata improvvisa subito dopo soggetto e predicato, forse predicato e soggetto, magari anche soltanto oggetto, cosa, come un filosofo di Lagado con il suo carico di altrimenti indicibile. Appunto.<br />
E il suo nome era <b>F-Athos Morganos</b>, all’apparenza un’illusione, un miraggio, ma simile a un moschettiere novecentesco; la voce roca e temibile, di uno che fa sul serio, i capelli artatamente screziati di tinture zebresche, e già che c’era informò d’aver anche lui scritto un libro, di soggetto vibratamente confuso (di titolo non ricordato o duro da strappare alla punta della lingua) – oggi, dopo la caduta della decadenza alla fine dell’Impero, diremmo “vacuo” –, forse, probabilmente incentrato su un non-concetto, quello di una inedita solitudine esistenziale, dovuta alla perdita dei vecchi compagnoni <b>F-Ethos</b>, <b>F-Portos</b>, <b>F-Aramis</b>, F-D’Artagnan.<br />
Ma l’esistenziale, vuoi anche improbabilmente plagiato da Dumas, è carta infallibile a far breccia nel cuore dei viandanti perduti, e il libro (questo, in particolare) una letale arma di propaganda. Costui, come a parlare di un’illusione, di un miraggio (di se stesso, a se stesso), come in controtendenza ai controtendenti, sosteneva che “secondo me” (in ciò era indubbiamente un <b>Galileo mancato</b> – ma per un misero soffio) “conta quello che uno fa e vuole” (in ciò, invece, un mostro bicipite: <b>Emerson </b>e <b>Schopenhauer</b> incompleti, ma determinati a completarsi).<br />
Cadde soltanto su una banale e faziosa domanda della anfitriona – per altro di ordine politico. Fu il suo spirito ribelle e anarcoide a fargli rispondere: “Non ho votato alle due ultime <i><b>legislazioni</b></i>” quando ella gli chiese birichina: “Per chi vota lei?”<br />
<br />
La brigata – si esamini pure il nostro reperto, noi siamo qui a disposizione – s’intrattenne allegra per 35 minuti, dando l’idea di star impartendo una dura lezione al viandante smarrito, insieme a una sonora bastonata al <b>principio di non contraddizione</b>. Resta poco da aggiungere, ma d’un certo interesse storico.<br />
In fumo nel fumo del tempo, dimenticati da tutto (consideriamo che dimenticare richiede qualche impegno e un minimo di attenzione a ciò che si dimentica: non vorremmo finire col contraddirci), ma non da tutti. Quella notte, il 6 dicembre di due secoli fa (197 anni, per la precisione), <b>San Nicolò di Myra</b> (detto anche <b>di Bari</b>) omise la sosta presso le abitazioni di Uther, Diablo Sputafuoco e F-Athos Morganos.<br />
La maledizione vige ancora per i loro discendenti.</span></span>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/16342308288825812243noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-613255579134581499.post-85827472524925237892014-11-08T10:45:00.002+01:002015-05-11T08:50:26.398+02:00Debra Kadaver<span style="font-size: large;">It might seem strange to Herb and Dee</span><br />
<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://2.bp.blogspot.com/-t6WVgNv3otU/VF3r6DBWwjI/AAAAAAAABBc/j1d6Msh1pGY/s1600/toto-zap.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-t6WVgNv3otU/VF3r6DBWwjI/AAAAAAAABBc/j1d6Msh1pGY/s1600/toto-zap.jpg" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Herb and Dee </td></tr>
</tbody></table>
<br />
<br />
<div style="text-align: left;">
</div>
<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="//www.youtube.com/embed/MzAJcqpar_w" width="420"></iframe><br />
Can't remember what became of me<br />
Carolina Hardcore Ecstasy<br />
<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/16342308288825812243noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-613255579134581499.post-60894664330951512102014-10-26T20:39:00.001+01:002014-11-10T10:14:32.411+01:00Bᴉɔʎɔlǝ ɹɐɔǝs<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://4.bp.blogspot.com/-8YSB-_S6ycI/VE1MbFdYVgI/AAAAAAAABAs/RnZk8NWrlQI/s1600/bicycle_upside.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-8YSB-_S6ycI/VE1MbFdYVgI/AAAAAAAABAs/RnZk8NWrlQI/s1600/bicycle_upside.jpg" /></a></td></tr>
<tr align="left"><td class="tr-caption"><span style="font-size: small;">˥ǝodolp ɐup ˥ǝodolpɐ Qnǝǝusqoɹo-ɯǝ ɟᴉuɐllʎ ɯɐʞǝ ᴉʇ˙</span></td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-size: large;">I ʍɐuʇ ʇo ɹᴉpǝ ɯʎ qᴉɔʎɔlǝ'<br />
I ʍɐuʇ ʇo ɹᴉpǝ ɯʎ qᴉʞǝ˙<br />
I ʍɐuʇ ʇo ɹᴉpǝ ɯʎ qᴉɔʎɔlǝ'<br />
I ʍɐuʇ ʇᴉ ɹᴉpǝ ᴉʇ</span><br />
<span style="font-size: large;">upside down.</span><br />
<br />
<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="//www.youtube.com/embed/GugsCdLHm-Q" width="420"></iframe><br />
<br />
<div style="text-align: left;">
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="color: #cc0000;"><span style="font-size: large;">Prossime imprese di Leopold e Leopolda Queensboro-me:</span></span></span></div>
<div style="text-align: left;">
<br /></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">prendere la chiavetta USB e metterci dentro un giradischi; <br />
<br />
prendere un gettone e chiedersi "Dove metto il sifone?";<br />
<br />
prendere un sifone e chiedersi dove metterselo.<br />
<br />
Buon lavoro, L. & L.!</span></span> </span></span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-size: small;"> </span> </span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/16342308288825812243noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-613255579134581499.post-68052750921383339872014-10-26T09:49:00.000+01:002014-12-30T11:57:43.653+01:00Amour fou (Amor amorfo)<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://1.bp.blogspot.com/-CaZvVRxDZXM/VEyxT0_HTYI/AAAAAAAABAc/-u33H_JE04E/s1600/amour-fou.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-CaZvVRxDZXM/VEyxT0_HTYI/AAAAAAAABAc/-u33H_JE04E/s1600/amour-fou.jpg" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">“So che hai nascosto le foglie morte sotto il tappeto, amorfo!”</td></tr>
</tbody></table><br />
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">Genti ben vestite,<br />
in varie locazioni,<br />
si danno bei bacìn.<br />
Poi viene la sera,<br />
feuilles mortes,<br />
lacrimìn, ventolìn,</span></span><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"> </span></span></span></span><br />
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">piovaschìn e </span></span>neviskin.<br />
Un caminètt, forse<br />
qualche bacètt,<br />
e poi scupètt.<br />
Che ci vuoi far… così è la vie…<br />
Si può sempre finir fra le sgrinfie di un<br />
amour fou.<br />
<br />
Mami dà di buzzo<br />
buono; papi ha un dito puzzo<br />
(parlo di tanti anni fa).<br />
Poi veniva sera,<br />
Lei fa “No!”<br />
Bloccano.<br />
Lui va ca’ e si arrangià.<br />
Caso tragìck, forse… <br />
ma verydick,<br />
(capisci a mich…).<br />
Che ci vuoi far… ’coz y est la vie…<br />
Si può sempre finir fra le sgrinfie di un<br />
amorfo.<br />
<br />
Oggi vesti trendy,<br />
fai casini orrendy,<br />
ma sai quello che vuoy.<br />
Poi viene la sera,<br />
chiariscì,<br />
lei fa: “Sì!”<br />
(Siete entrambi modernì).<br />
Fuori di voi, forse…<br />
ma chi lo sa<br />
quel che avverrà?<br />
Che ci vuoi far… così è la V…<br />
Si può sempre finir fra le sgrinfie di un<br />
amourfo.</span></span><br />
<hr /><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><br />
<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="//www.youtube.com/embed/v0gkFD5k1sY" width="420"></iframe><br />
</span></span>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/16342308288825812243noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-613255579134581499.post-74544041898560804652014-10-19T09:03:00.001+02:002014-10-23T16:30:02.385+02:00Lo scopo della scopa<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<span style="color: #cc0000;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">ATTENZIONE!</span></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-0z8i6gbj0j0/VENhEJBfnCI/AAAAAAAABAM/JIt9tlzU0E4/s1600/broom_vignetta-blog.gif" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-0z8i6gbj0j0/VENhEJBfnCI/AAAAAAAABAM/JIt9tlzU0E4/s1600/broom_vignetta-blog.gif" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: large;">C'è sempre in giro una scopa insaziabile reduce da un successo</span></span></div>
<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/16342308288825812243noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-613255579134581499.post-63790473866133925782014-10-12T19:32:00.002+02:002014-10-12T19:57:00.481+02:00Diario di bardo<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://3.bp.blogspot.com/-AsPvd_tsJmg/VDq34mAy_9I/AAAAAAAAA_8/rVcCf2h3-6k/s1600/white_duke.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-AsPvd_tsJmg/VDq34mAy_9I/AAAAAAAAA_8/rVcCf2h3-6k/s1600/white_duke.jpg" height="209" width="320" /></a></td></tr>
<tr align="left"><td class="tr-caption">David “Ziggy Duststar Duca Dica” Bowie alza il braccio e, già che c’è,<br />
il gomito</td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-size: large;">Sabbie mobili e polvere di stelle</span><br />
<br />
<h2>
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif; font-size: large;">Un caso notevole di fantasia de li nervi</span></h2>
<br />
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">Questa canzone (<i><b>Quicksand</b></i>, <i>ndr</i>) è sia <b>esistenzialista</b> che <b>thelemitica</b>. Sono anche d’accordo con l’idea del processo di pensiero ciclico del cantautore. Questa canzone descrive la <b>lotta di Bowie</b> con nuove idee thelemitiche nel tentativo di riconciliarle con le sue convinzioni passate.<br />
<br />
L’intera prima strofa è un <b>evidente riferimento a Crowley</b> e all’orrore della meta finale dell’insegnamento <b>thelemico</b>: per rimuovere ogni residuo del proprio ego e ridurre la psiche di prima a iperconsapevolezza, poi inconsapevolezza, poi ri-consapevolezza, attraverso un processo che può essere unicamente definito come “attraversamento dell’Abisso”. Si tratta di un processo non dissimile discesa in schi<b>t</b>zofrenia (<i>sic</i>, <i>ndr</i>) (e anzi, si sa di alcuni thelemiti che dopo aver tentato di conseguire l’obiettivo finale sono viceversa impazziti), ed è perciò comprensibile che ne fosse (B.) spaventato.<br />
<br />
L’idea di “u<b>n mortale con il potenziale di un superuomo</b>” è totalmente <b>thelemica</b>. I thelemiti ritengono che ogni uomo e ogni donna possano diventare un <b>dio</b> (o <b>dèi</b>), purché in grado di disciplinare adeguatamente la mente e attraversare l’Abisso.<br />
<br />
Il refrain (o ritornello, credo si dica) pare essere una sorta di contrappunto a questo pensiero. (Bowie) dice a se stesso che non è il caso di darsi tanta pena (nel senso di preoccuparsi), che tanto, dopo la morte, tutto andrà a meraviglia. Eppure continua a contemplare, e a preoccuparsi circa lo stato e le potenzialità della sua anima, e il ciclo continua. Ecco dunque come egli affonda nelle <b>sabbie mobili</b> (<i>Quicksand</i>, <i>ndr</i>) del suo pensiero, affollando milioni di pensieri nella mente, zangolandoli, finché riesce a malapena a tenere la testa in superficie.</span></span><br />
<br />
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">È indubbio ch questa canzone è una s<b>umma dei principi fondamentali dell’esistenzialismo</b> (e come no, <i>ndr</i>) – negazione di Dio, l’imprescindibilità, da parte dell’individuo, dalla Scelta (negazione del libero arbitrio? <i>ndr</i>), l’isolamento cui sono condannati quanti cercano di rendersi indipendenti dalla Società; il senso fondamentale della ricerca umana (<b>se afferriamo il concetto</b>, <i>ndr</i>) è quello di dare un significato complessivo alla vita (ammappate, ndr). In sostanza, Bowie canta con calma rassegnazione il fatto che la vita è una spirale verso il basso – o una vasca (“<i>vat</i>”: IVA?, <i>ndr</i>) di <i>sabbie mobili</i> – e il tutto culmina nella realizzazione del fatto, al momento della propria morte, che tutto è stato privo di senso. (...)</span></span><br />
<br />
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><a href="http://parapagal.altervista.org/2014/10/diario-bardo-stelle-polvere/" target="_blank"><span style="color: #cc0000;">CONTINUA</span></a> </span></span><br />
<br />
<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/16342308288825812243noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-613255579134581499.post-80285159149848503402014-10-10T09:31:00.000+02:002014-10-10T11:39:01.902+02:00The Front Page: marsiano sbaglia un commento<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><a href="http://comicomelo.blogspot.it/2014/10/the-front-page-marsiano-sbaglia-un.html" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-HFkRAWVe2Cw/VDeDJVOhhTI/AAAAAAAAA_U/nVDlth2CMGA/s1600/hildy-walter.jpg" /></a></span></span></div>
<br />
<b><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">9 ottobre 2014, ore 05.21</span></span></b><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"> </span></span><br />
<br />
<br />
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"> </span></span><br />
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><b>marsiano</b> (con l’emme MINUSCOLO), <b>commentatore</b> e <b>commendatore unico</b> di questo blog with dirty lips, posta un ardito commento a un post intitolato<b><span style="color: #cc0000;"> <a href="http://comicomelo.blogspot.it/2014/10/si-potrebbe-cantare.html">“Si potrebbe cantare?</a>”</span></b> ma il cui senso intimo è dato da una selezione di “<b>tiny urli</b>” con i quali si segnala il <b>meglio della critica espressionistica</b> espresso dagli <b>impressionanti critici</b> – bimbe e bimbi cresciuti ad amuchina e a uno (1) di numero malinteso film con Douglas figlio, e il cui sviluppo prosegue ora con la dolorosa accettazione (non in quel senso!...) del daimyo Frenzy – di un noto sito dedito alla vendita, fra l’altro, di libri che spiccano al mondo infame per la loro bruttezza oggettiva (“<b>libro carinissimo</b>”, “<b>bellissimo</b>”, l’ideale per “<b>un pomeriggio piovoso</b>”, libro che si legge “<b>tutto d’un fiato</b>” e simili; De Benedetti e Croce allo stato puro, insomma).</span></span></div>
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"> </span></span><br />
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">Ma ecco, come d’abitudine, l’arguto (sopra si diceva “ardito”) commento di marsiano, il quale sceglie anche stavolta il cimento (termine che, fra queste parentesi, gli garba notevolmente) con i giochi di parole. Non pago del “<b>tiny urlo di Tiny Dallara</b>”, si espande (o si allarga) in “"invece di un "tiny urlo di Tiny Dallara" e' piu' <b>carino</b> un "urlettino etc."” (la ridondanza di virgolette è qui inevitabile).</span></span></div>
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"> </span></span><br />
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">Il gestore del blog – che qui chiameremo “<b>doubtwater</b>”, anche se dalle immagini (e dal susseguente botta e risposta) si rivela la sua identità – è pronto alla replica, che giunge alle 05.22 dello stesso giorno:</span></span></div>
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"> </span></span><br />
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">“carin<span style="color: #cc0000;"><b>iss</b></span>mo, vorrai /vorrò dire...” (il refuso, per altro, costerà caro anche a doubtwater).</span></span></div>
<br />
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">marsiano pare digerire il benevolo rimbrotto, ignorando tuttavia che la stampa forcaiola e gossipara gli sta alle costole, tant’è che alle <b>ore 08.44</b>, con una missiva elettronica disperata, comunica privatamente a doubtwater che è “<b>troppo tardi, si e' gia' sparsa la voc</b>e”, allegando la seguente <b>copia photogimpata</b> di quello che in realtà è il “Chicago <b>Examiner</b>” (che ci vuole a trasformare “<b>Chicago</b>” in un anonimo “<b>City</b>”?):</span></span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><a href="http://comicomelo.blogspot.it/2014/10/the-front-page-marsiano-sbaglia-un.html" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-_2bVe-JSW5w/VDeDjM7Tk8I/AAAAAAAAA_c/jc-MSm9eCok/s1600/marsiano-sbaglia-commento.jpg" /></a></span></span></div>
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><br />
</span></span><!--[if gte mso 9]><xml> <w:WordDocument> <w:View>Normal</w:View> <w:Zoom>0</w:Zoom> <w:HyphenationZone>14</w:HyphenationZone> <w:PunctuationKerning/> <w:ValidateAgainstSchemas/> <w:SaveIfXMLInvalid>false</w:SaveIfXMLInvalid> <w:IgnoreMixedContent>false</w:IgnoreMixedContent> <w:AlwaysShowPlaceholderText>false</w:AlwaysShowPlaceholderText> <w:Compatibility> <w:BreakWrappedTables/> <w:SnapToGridInCell/> <w:WrapTextWithPunct/> <w:UseAsianBreakRules/> <w:DontGrowAutofit/> </w:Compatibility> <w:BrowserLevel>MicrosoftInternetExplorer4</w:BrowserLevel> </w:WordDocument> </xml><![endif]--> <!--[if gte mso 9]><xml> <w:LatentStyles DefLockedState="false" LatentStyleCount="156"> </w:LatentStyles> </xml><![endif]--><!--[if gte mso 10]> <style>
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<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">Per dovere e onestà di cronaca, va detto che, fatta la bravata, nel frattempo marsiano ha tentato ruffianamente di far correggere il commento (“<b>dai, correggimi tu il commento, uffa...</b>”, <b>ore 07.06</b>, ecc.) allo stesso doubtwater, il quale, in osservanza dell’etica bloggara, naturalmente non s’è lasciato corrompere.</span></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">Ciononostante, fingendo di stare allo sporco gioco, doubtwater attribuisce lo scoop a <b>Hildebrand “Hildy” Johnson</b>, verosimilmente plagiato da <b>Walter Burns</b>.</span></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">Alle <b>ore 08.49</b>, a una seconda email contenente il laconico “<b>sono rovinato</b>”, marsiano allega una <b>seconda presunta testimonianza</b> della persecuzione di cui è vittima da parte della <b>stampa forcaiola</b>: un’altra photogimpata, stavolta di una non ben definita “Repubblica”:</span></span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><a href="http://comicomelo.blogspot.it/2014/10/the-front-page-marsiano-sbaglia-un.html" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-LwTGrlOlf68/VDeD3LM8hDI/AAAAAAAAA_o/X20pLj5A1vM/s1600/repubblica-gotica.jpg" /></a></span></span></div>
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><br />
</span></span><!--[if gte mso 9]><xml> <w:WordDocument> <w:View>Normal</w:View> <w:Zoom>0</w:Zoom> <w:HyphenationZone>14</w:HyphenationZone> <w:PunctuationKerning/> <w:ValidateAgainstSchemas/> <w:SaveIfXMLInvalid>false</w:SaveIfXMLInvalid> <w:IgnoreMixedContent>false</w:IgnoreMixedContent> <w:AlwaysShowPlaceholderText>false</w:AlwaysShowPlaceholderText> <w:Compatibility> <w:BreakWrappedTables/> <w:SnapToGridInCell/> <w:WrapTextWithPunct/> <w:UseAsianBreakRules/> <w:DontGrowAutofit/> </w:Compatibility> <w:BrowserLevel>MicrosoftInternetExplorer4</w:BrowserLevel> </w:WordDocument> </xml><![endif]--> <!--[if gte mso 9]><xml> <w:LatentStyles DefLockedState="false" LatentStyleCount="156"> </w:LatentStyles> </xml><![endif]--><!--[if gte mso 10]> <style>
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<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">La dura replica di doubtwater è: “<b>che repubblica è? de<span style="color: #cc0000;">l</span>a [<i>sic</i>] linea gotica?</b>”</span></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">La prima controreplica appare nervosa, e citarla non farebbe giustizia alle seconda, ben più brillante e degna del suo senso dell’umorismo: “<b>e' una repubblica del fagiolo con le gotiche</b>” (<b>ore 12.40</b>).</span></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">(Intanto il dibattito fra i due prosegue sulla pagina del Comicomelò. Ma marsiano, come la ruggine, non dorme).</span></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">Parrebbe dunque arrivato il <b>momento della distensione</b>, ma doubtwater, ad attenta analisi della prima pagina della “Repubblica (del fagiolo con le gotiche)” rileva una svista mostruosa. Perciò, in forma privata, ma crudelmente, scrive al suo corrispondente: «<b>Hildebrand “Hildy” Scalfari sbaglia clamorosamente concordanza sulla “Repubblica del fagiolo con le gotiche</b>”. Walter Burns non glielo perdona» (<b>ore 13.29</b>).</span></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">Alle<b> 13.57</b> la tremenda rivalsa di marsiano (testo falsamente solidale “<b>questi diavoli di gossippari</b>”):</span></span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><a href="http://comicomelo.blogspot.it/2014/10/the-front-page-marsiano-sbaglia-un.html" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-R-wRWrXQ_Co/VDeElY16_-I/AAAAAAAAA_s/c2XKNC3vzBk/s1600/mauro-sbaglia-ortografia.jpg" /></a></span></span></div>
<br />
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<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">E lo scambio continua nel pomeriggio (saltiamo le ore, se no si diventa pazzi: dovete accordarci fiducia): doubtwater: “<b>stampa forcaiola</b>”; e marsiano, con leggerezza calviniana: “<b>se ne accorsero, ma troppo tardi per correggere, ormai era gia' nelle rotative</b>”; e ancora “<b>in realta', in seguito a psicanalisi di Lazzul, si scopri' essersi trattato di clamoroso lapsus lazzuliano, insinuante che solo un visitatore su un milione potesse visitare quotidianam<span style="color: #cc0000;">a</span>nte (<i>sic</i>) quel sito</b>” (marsiano, infatti, come si apprende dalla viva lettura dei commenti blogghici, teme i milioni di visitatori che fattoquotidianamente fanno ressa alle porte del comico melò per dire la chissenefottibile loro, ma noi non gli si apre: si preferisce appunto il commentatore e commendatore unico); “<b>forchettaiola</b>” e “<b>del resto bisogna pure magna'</b>”, insiste marsiano sempre in riferimento alla <b>temuta stampa</b>. E, se pensiamo al diavolo a otto fatto da <b>Hildy</b> e <b>Walter</b> intorno a quel disgraziato di Earl Williams, non ha esattamente tutti i torti dell’universo.</span></span></div>
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"> </span></span><br />
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">E così – come dice <i>ille</i> De Gregori – la sera è già notte.</span></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">Ritorna infine la serenità – come dice invece il Gigante Pensaci Tu.</span></span></div>
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"> </span></span><br />
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">marsiano inaugura una divertente <b>monografia sul tema del vomito</b> (del tennista, curva a, vomitolo di lana, farsi largo a vomitate, che – col suo di lui permesso – forse un giorno… <b><i>non</i></b> pubblicheremo! ah ah ah, beccati questa!).</span></span></div>
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"> </span></span><br />
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><b>Stamattina, 10 ottobre 2014, alle ore 04.25</b>, dopo aver lottato per almeno 10 ore con tutti <b>i giganti della valle al silicone</b> senza trovare una risposta sensata a certe questioni di plugins, doubwater – sbagliando per altro il proprio account d’invio – non può che <b>ricorrere a marsiano</b>. Qualche secondo dopo, tutto finisce in un trionfo.</span></span></div>
<br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">In fondo marsiano è più Johnson/Lemmon che Burns/Matthau. Magari un <b><i>bourru bienfaisant</i></b>? No, impossibile!</span></span><br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">C’è però da augurarsi che <b>non regali mai una cipolla d’oro</b> a doubtwater.</span></span><br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-size: small;"><a href="http://4.bp.blogspot.com/-LwTGrlOlf68/VDeD3LM8hDI/AAAAAAAAA_k/1tYjjdY5-YM/s1600/repubblica-gotica.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><br />
</a></span></div>
<hr />
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">Intanto il post <a href="http://comicomelo.blogspot.it/2014/10/sofia-loren-ipsum.html">Sofia Loren ipsum</a> langue desolato.</span></span>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/16342308288825812243noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-613255579134581499.post-37330055646018419782014-10-09T07:38:00.000+02:002015-05-24T10:14:13.271+02:00Sofia Loren ipsum<br />
<a href="http://comicomelo.blogspot.it/2014/10/sofia-loren-ipsum.html" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-A3SDEJSoRNo/VDYeSq8PcmI/AAAAAAAAA-0/V_ZjSXN1D4I/s1600/sofia-lore-poster.jpg" /></a><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><span lang="EN-GB"><b>Sofia Loren ipsum</b> dolor sit quicumquam, phosphatine marinae falieres consectetur elio. Phasus Phasellus id luctus nulla, id scelerisque arcu cytharae bassae. </span>Donec immobilis gravi dat ipsum a nunc consequat, nec vulputate metus hendrix. In illo tempore quam, quisque in mattis ante, curabitur mattis egestas ei ei mi mi, ut luctus quam malesuada id. Morbi laoreet justo laica rolin stone orci fringilla, lollae brigidae ultrices velit lacinia e vicinia. Aenean eros fugit ramatiotis, convallis et urna et montia. Nullam libero diam, eleifender stratocaster in bibendum vel solleticudine. Fusce quae fusce efficitur vortam bonam, manfregdi posuere Janus riverat, riverun pastina vadam, mastro Janni. Integer et interdum Janui agus. Me cenas condimentum parcum non Caligulabue dapibus vespaque aliquet. Praesent non bibendum sed aliquam volutpat nisi semper semperque lacinia e vicinia. Suspendisse luctus rutrum ulna radioque, at accumsan ligula bove pharetra vel.</span></span><br />
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"> </span></span><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"> </span></span><br />
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><b>N</b>ulla facilisi. Integer aliqua missa Italiae, vitae semper tellus ullamcorper nec. <span lang="EN-GB">Proin in odio accumsan, pectore nunc, consequat felix de cat. Sed mattis eget sem at marlum blandit. Sodales varius tellus, ut molestie diam consequat. Vivamus nulla dolor, tempus tempor jacula iaculis marci pulchroculi lacinia est vicinia, semper sit amet sorci virdi.</span></span></span></div>
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"> </span></span><br />
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><span lang="EN-GB"><b>D</b>onec… donec sumus, ultra gambas est plus (bibendum ex ante), at hendrix vehicula a Sophia Loren malesuada vehicula (et daje!) sem nec “polentesque cafeneroque” (sic Piau murmurabat).</span></span></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"> </span></span><br />
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><span lang="EN-GB"><b>N</b>ulla tristique quis augue in finibus. </span>Aliquam varius purus Miguel sum semper mi. Mauris posuere, Maximilianis vel auctores condimentum, Sofia Loren, scicolo a tota mancina, purus feugiat, victor de sica vitae libero, attamen de curtis in toto non est disputandum, nec commodius petrus de vico. <span lang="EN-GB">Quisque id diam elementum, sagittis ipsum et, porta cineris. </span>Nulla ut odio vitae quam rhoncus faucibus. Nullam venenatis lacinia est vicinia sed iapan est lontan ac clementium mastaella.</span></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"> <b>N</b>unc eget erat vel orcu tristique porta. Duis imperdiet tempor erat sed consequat (de novo…). Praesent sit amet zappa risus in ore stultorum abundat deficitque uno tempore. Cras sit amet dignissim lectus. Sed fringilla vehicula vulputat, porttitor eu ante. Vivamus egestas mauris non enim pharetra maximiliani, ac grhoncus einaudit, nisi cursus leone per tini ad turcum neapolitanum usque tandem mactarillam. Sed est modem in rebem risus et bisus temporis.</span></span><br />
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">Morbi et orbi, libero punctum it. </span></span>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/16342308288825812243noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-613255579134581499.post-59740127539297206342014-10-09T00:32:00.003+02:002014-10-10T11:14:47.335+02:00... Si potrebbe cantare?<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://comicomelo.blogspot.it/2014/10/si-potrebbe-cantare.html" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-4oW1Md0QSXA/VDW0nZR1cpI/AAAAAAAAA-U/SGu7R9Ioe6M/s1600/busci.png" /></a></div>
<h2>
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><a href="http://comicomelo.blogspot.it/2014/10/quattro-cose-per-strada.html#luger"><span style="color: #cc0000;">◄</span></a>(tiny urli)</span></span></h2>
<h2>
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"> </span></span></h2>
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><b><a class="moz-txt-link-freetext" href="http://tinyurl.com/njmz9eh" moz-do-not-send="true" target="_blank">http://tinyurl.com/njmz9eh</a></b></span></span><br />
<br />
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><b><a class="moz-txt-link-freetext" href="http://tinyurl.com/p4kr455" moz-do-not-send="true" target="_blank">http://tinyurl.com/p4kr455</a></b></span></span><br />
<br />
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><b><a class="moz-txt-link-freetext" href="http://tinyurl.com/pcyq2g8" target="_blank">http://tinyurl.com/pcyq2g8</a> </b></span></span><br />
<br />
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><b><a class="moz-txt-link-freetext" href="http://tinyurl.com/kb9pa69" target="_blank">http://tinyurl.com/kb9pa69</a></b></span></span><br />
<br />
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><b><a class="moz-txt-link-freetext" href="http://tinyurl.com/mxd59x9" moz-do-not-send="true" target="_blank">http://tinyurl.com/mxd59x9</a> </b></span></span><br />
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><b> </b></span></span><br />
<br />
<hr />
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><b>Ultimissima</b>: marSiano (con l'M minuscolo e l's MAIUSCOLO), commentatore e commendatore unico di questo blog with dirty little lips, ci segnala un</span></span><br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://2.bp.blogspot.com/-ldgFqkM47No/VDYAfPUKQzI/AAAAAAAAA-k/717aEYZDhbU/s1600/urlino.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-ldgFqkM47No/VDYAfPUKQzI/AAAAAAAAA-k/717aEYZDhbU/s1600/urlino.jpg" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: xx-small;">urlino</span></td></tr>
</tbody></table>
<br />
<br />
<span style="color: #cc0000;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif; font-size: large;"><b><br />
</b></span></span><br />
<span style="color: #cc0000;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif; font-size: large;"><b><br />
</b></span></span><br />
<span style="color: #cc0000;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif; font-size: large;"><b><span style="font-size: small;">Lasciate che urlino (volete?)</span></b></span></span><br />
<br />
<span style="color: #cc0000;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif; font-size: large;"><span style="font-size: small;"><span style="color: black;">Volete? Cantargliele e suonargliele?<br />
Dài, il vostro urlino-urletto qui sotto... eddài! e che vi costa? <span style="color: #cc0000;">Nemmeno € 0,89...</span></span></span><span style="font-size: small;"><span style="color: black;"></span></span><b><br />
</b></span></span><br />
<hr />
<i><span style="color: #cc0000;"><b><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">Extry, extry, read all about it!</span></span></b></span></i><br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-XlAx6F7yXjk/VDZMVH9gXYI/AAAAAAAAA_E/SS9PlEG6h7g/s1600/marsiano-sbaglia-commento.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-XlAx6F7yXjk/VDZMVH9gXYI/AAAAAAAAA_E/SS9PlEG6h7g/s1600/marsiano-sbaglia-commento.jpg" height="189" width="200" /></a></div>
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">Questa poi! (anzi: testè!)</span></span><br />
<br />
<b><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">Hildy Johnson la fa in barba a Walter Burns (e per giunta photoscioppa <i>cassando</i> “Chicago”). Che scopo!...<br />marsiano è finito. <i>Incassando</i>, porta a casa</span></span></b><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"> (il giornale, che ha pagato, pure...)</span></span><br />
<br />
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><a href="http://comicomelo.blogspot.it/2014/10/the-front-page-marsiano-sbaglia-un.html">Ma non è finita qui, tutt'altro ►</a> </span></span><br />
<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/16342308288825812243noreply@blogger.com9tag:blogger.com,1999:blog-613255579134581499.post-78147617218175216852014-10-08T07:30:00.000+02:002014-10-10T11:14:28.663+02:00Quattro cose per strada <table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://comicomelo.blogspot.it/2014/10/quattro-cose-per-strada.html" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-ueeVBC8-umM/VDTKY01-0XI/AAAAAAAAA-E/nvGTO-6iYvA/s1600/quattro-cose.jpg" /></a></td></tr>
<tr align="center"><td class="tr-caption">Sic transit Sedan mundi.</td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><span style="color: #990000;"><span style="font-size: large;">L</span></span>a <b>prima è una borraccia di guerra</b>, della guerra quindici-diciotto, piena di buchi, con annidate robine verminose, pus, liquidi giallognoli, ricca di sbrindellature, squarci, sbreghi ruggini, con un cartellino “<b>gratis</b>”. Tu la raccogli, la cacci in saccoccia, nel farlo ti procuri una varietà di tagli e ferite gravi. Se non andiamo errati ti verrà il tetano (e diverse altre malattie). In capo a una settimana crepi tra sofferenze che nessuno ti ha tuttavia augurato. La tua famiglia di fa un funerale da 18.000 euro, con bara e accessori acquistati da un’impresa di pompe funebri da decenni sotto l’occhio vigile e sospettoso del maresciallo Topponi della Tributaria. Che non ha prove.<br />
<br />
<span style="color: #990000;"><span style="font-size: large;">L</span></span>a <b>seconda è una tagliola per vampiri</b>, con due cartelli: il primo dice “<b>a gratis</b>”; il secondo “infilami una gamba o, preferibilmente, la testa”. Tu, fatta la tua scelta (opzione 2), esegui. I cocci non sono manco tuoi.<br />
<br />
<span style="color: #990000;"><span style="font-size: large;">L</span></span>a <b>terza è una manifestazione del 1° maggio</b> (chissà di quale anno, ma mettiamo 2014, massimo 2015). Anche qui i cartelli abbondano. Ma nessuno reca la dicitura “<b>(a) gratis</b>”. La cosa ti puzza. Ti avvicini a uno che ha tutta l’aria di essere un syndicalista. Ti puzza pure questo, ma solo finché non gli scorgi appeso al collo uno di quei cartellini che loro di solito portano appesi al collo, typo Bertinotti. Bene, pensi, è già qualcosa. Gli chiedi, a sto typo: “È gratis sta manifestazione?” Lui, con la bocca piena di porchetta, si fa in qualche modo capire: per forza, dice. Il 3 maggio, membro della fiumana, arrivi al Mar Rosso. Che però non si apre. Un syndicalista di Hamelin, a un certo punto, fa: “Voglio proprio vedere”. Entro un minuto, infatti, dalla superficie del mare emerge un cartello excalibur. Dice “<b>gratis</b>”. In 10.000, te compreso, vi buttate a mare, facendo la fine dei topi.<br />
<br />
<span style="color: #990000;"><span style="font-size: large;">L</span></span>a <b>quarta è un ebook</b> kindleRewindle kdp-ombo ammazzate oh, che reca un’etichetta “<b>€ 0,89</b>”. Lo compreresti volentieri, ma sei già morto tre volte. Perciò non ti meriti l’appellativo di pidocchio pitocco che ti sputa addosso un passante scavalcandoti. <br />
<br />
<span style="color: #990000;"><span style="font-size: large;">Q</span></span>uattro cose per strada e: la spada è già cappa, la cappa è già piombo. Ma…<br />
<a href="https://www.blogger.com/null" id="luger"></a>Se ci fosse la luger… ah… <a href="http://comicomelo.blogspot.it/2014/10/si-potrebbe-cantare.html"><span style="color: #990000;"><span id="goog_1192027185"></span>►<span id="goog_1192027186"></span></span></a></span></span>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/16342308288825812243noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-613255579134581499.post-55625903368719423382014-10-05T17:21:00.000+02:002014-10-05T17:21:01.225+02:00Giallo in maschera<span style="font-size: large;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">I libri del doppio professore</span></span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-xvyIYRp5usU/VDFg3IUs4VI/AAAAAAAAA9w/KbPOMCl0xh0/s1600/giallo-in-maschera-libro-online.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-xvyIYRp5usU/VDFg3IUs4VI/AAAAAAAAA9w/KbPOMCl0xh0/s1600/giallo-in-maschera-libro-online.jpg" /></a></div>
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">© 2014 Mauro Pascolat</span></span><br />
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">Stando alla consolidata tradizione, a <b>Carnevale</b> ogni scherzo vale, ma quello di cui rimane inizialmente vittima <b>uno dei protagonisti</b> di questa <b>storia</b>, nel volgere di poche ore assumerà i contorni di un <b>mistero</b>
che finirà per riguardare un’intera comunità. A partire dall’evento
paradossale che pare esserne all’origine – e considerati gli elementi
letteralmente “inediti” che lo distinguono –, poco a poco prende forma
il sospetto che lo sconcertante fenomeno sia destinato a travalicare i
limiti di una burla carnevalesca, nel momento in cui i suoi effetti
dilagano nell’opinione pubblica al punto che questa ne percepisce
l’inverosimiglianza come invece qualcosa che rientra in un quadro di
perfetta normalità.<br />
Una singolare coppia di detective, di fronte all’inspiegabile e
inarrestabile diffondersi di una sorta di “follia collettiva”, si
incaricherà di indagare sul “<b>giallo in maschera</b>”, nel tentativo
di far luce in una vicenda che, durante la settimana di carnevale,
sembra trasferirsi sul piano di una messinscena dai complessi orditi,
oscuramente orchestrati dal bizzarro concorso di indecifrabili
avvenimenti e dall’intervento di sempre nuovi attori.<br />
Nel <b>racconto</b>, percorso da una vena ironica, a tratti comica nella
caratterizzazione dei personaggi e per il succedersi di situazioni
grottesche, emerge altresì, in sintonia con la presentazione in chiave
allegorica dello spirito cui il contesto aderisce, una <b>lettura satirica</b>
della manipolazione della realtà resa possibile dall’intricata giungla
della comunicazione mediatica al critico volgere del XX secolo.<br />
Questo “<b>giallo in maschera</b>” troverà una soluzione nella sfida
stessa che esso pone al lettore: con la richiesta di sospendere la sua
incredulità per portarlo oltre il racconto che <b>il libro contiene</b> e – i personaggi ne sanno qualcosa… – nel quale il <b>libro è contenuto</b>.</span></span><br />
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><a class="redb" href="http://goo.gl/uyYZhN" target="_blank"><b>Leggi il <em>Capitolo 1</em> (e un estratto del <em>Capitolo 2</em>) online</b></a></span></span>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/16342308288825812243noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-613255579134581499.post-9177909046283404512014-09-22T16:09:00.001+02:002014-09-22T16:14:57.985+02:0047 morti che parlano (The Horror! The Horror!)<h2>
<span style="font-size: small;">Scaricatori di diporto </span></h2>
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjCzQqYtYdk35d-nuouEuwxzGWO3SgoICeSNfUPvddKQ631NaSwYsEWy7_1LxvokUoqxwcM5faAFpYm3ryXs6pu8zHT9w1pfSJH-_jxhbdPHlPBvTLuHNKi-EVIE80OLTcklsyesesGXOSQ/s1600/47-morti-blog.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjCzQqYtYdk35d-nuouEuwxzGWO3SgoICeSNfUPvddKQ631NaSwYsEWy7_1LxvokUoqxwcM5faAFpYm3ryXs6pu8zHT9w1pfSJH-_jxhbdPHlPBvTLuHNKi-EVIE80OLTcklsyesesGXOSQ/s1600/47-morti-blog.jpg" /></a><i><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><span style="color: #cc0000;"><span style="font-size: large;">S</span></span>olo andandosene per la città, l’altroieri Oscarre fece una serie di incontri decisamente insoliti. <br />Vediamo di che si tratta, perché ne vale la pena.<br />Oscarre incontrò innanzitutto un individuo il cui aspetto poteva far pensare ad un morto. Costui, nel passargli accanto, gli disse: “Buon giorno”.<br />Oscarre fiutò nella sua scia un nauseante odore di petali di fiori da defunti che sicuramente emanava direttamente da costui.<br />Nondimeno rispose educatamente: “Buon giorno”.<br />S’imbatté poi in una bellissima donna, intenta a maledire la smagliatura di una calza; la sfiorò nell’andare: aveva, la femmina, due occhi iniettati di giallo e rosso, simili a due piccole frittate, un velo di trucco violaceo sulle guance, una voce glaciale con la quale gli disse: “Buon giorno”, dimenticando per quel brevissimo tempo le invettive contro l’indumento rovinato.<br />Oscarre la osservò meglio, più da presso, e constatò che quella bellezza straordinaria le derivava dalla pace della morte.<br />Ma “Buon giorno” replicò Oscarre. Il quale pensò anche: “Che donna da sogno… Peccato che…”</span></span></i><br />
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><span style="color: black;"><br /></span></span></span>
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><span style="color: black;">Così inizia <i>questo</i> viaggio.</span></span></span><br />
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><span style="color: black;"><br /></span></span></span>
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><span style="color: black;">Mentre:</span></span></span><br />
<br />
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><span style="color: black;"><span style="color: #cc0000;"><span style="font-size: large;">A</span></span>l termine del <i>suo viaggio</i>
nella <b>Tenebra</b>, il signor Kurtz–He Dead poté vedere in faccia l’Orrore, di
fronte al quale non seppe fare altro che nominarlo invano: “<i>The Horror! The
Horror!</i>”. Vi invitiamo a seguire il viaggio nel moderno e decaduto Ade compiuto
dal nostro incolpevole eroe per scoprire quale sarà la sua ultima, orrenda
visione.</span></span></span><br />
<br />
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><span style="color: black;"><span style="color: black;">Essenziale e crudele assaggio
della raccolta <i>47 morti che parlano</i>, l’ennesima discesa negli
Inferi. Ma dopo le letterariamente ben più illustri catabasi di Eracle-Ercole,
Ulisse, Enea, Virgilio e Dante, Orfeo, e della sterminata compagine di coloro
cui la fortunata sorte riservò il privilegio di intrattenersi in colloquio con
morti parlanti, l’orrido cimento tocca ora a Oscarre, uomo comune, decisamente
qualunque, forse affetto da quella forma di <i>modestia malamente appresa</i> che
non lo contraddistingue particolarmente da tanti suoi contemporanei malati di
tensione all’eterno dire, e perduti in chissà quali inferni, unico conforto i
vampiri loro pari. Hanno voluto la Bestia? Ora si imparino a volerle bene.</span><span style="color: #cc0000;"> </span></span></span></span><br />
<br />
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="color: black; font-size: small;"><span style="color: #cc0000; font-size: large;">D</span>etto questo, come dire, in qualche modo, <b>buone notizie per gli scaricatori di diporto</b>: <b><a href="http://amzn.to/1v8vEt9" target="_blank"><span style="color: #cc0000;">cliccando qui</span></a></b>, a partire dal giorno dell’Orrore 22 settembre (che mentre scriviamo è oggi) 2014 ad arrivare al giorno dell’Orrore 26 (c.s., c.m), essi potranno segnare una nuova tacca sul loro ruolino e dare un ulteriore senso alla ragione della della loro esistenza procurandosi senza intaccare di 1 solo mezzo cent di euro (non si dice <b>SCARICARE GRATIS</b> o <b>FREE</b>, ché non sarebbe formalmente corretto) le loro fiacche finanze la storia del nostro idiota Oscarre.</span></span><br />
<br />
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><span style="color: black;"><span style="color: #cc0000;"><span style="font-size: large;">A</span></span>ttenzione, però: trattasi di una di quelle faccende in cui alla fine lo scaricatore avrà una (bella?) sorpresa. Scaricatore avvisato mezzo scaricato.</span></span></span><br />
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><span style="color: black;"><br /></span></span></span>
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><span style="color: black;"><i>Bye bye love, bye bye happiness.</i></span></span></span><br />
<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/16342308288825812243noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-613255579134581499.post-21306935233539391932014-09-18T17:10:00.000+02:002014-10-06T20:32:59.304+02:00Carlito’s Way<br />
<h2 class="MsoNormal">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: 12.0pt;">Lezioni di modestia ai fanciulli </span></span></h2>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://comicomelo.blogspot.it/2014/09/carlitos-way.html" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi5bw1STv4dGe1HZRLT_DcJgKiAE0czCVtoqekje6_z_vDnoKXkxlgy6mqQ6rXzHYV-NKHi3MH_qMWYpxth4rmncjJItKbGpBO8PmAn0p1kIVIoDpwY-3p8R_tQo8suk6VXVisKS-JYYT_N/s1600/carlito-rochefoucauld.jpg" /></a></td></tr>
<tr align="left"><td class="tr-caption"><span style="font-size: xx-small;">Carlito de La Rochefoucauld-Liancourt prima dell’invenzione<br />
della modestia e di Al Pacino.</span></td></tr>
</tbody></table>
<div class="MsoNormal">
<br />
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><span style="color: #990000;"><span style="font-size: large;">S</span></span>icché, mentre a lui, quello abituato a far fronte a <b>catastrofi e cataclismi con il sorriso</b> <b>traditore</b> di incisivi aguzzi, taglienti, si rivolgevano sopraffatti d’allarme addetti alla prevenzione di catastrofi e cataclismi, e ben esperti nel loro assegnamento, coll’indice indicando l’ingrossarsi di una nera apocalissi all’orizzonte distante questione di passi, insieme con l’acuirsi di odori di peste bubbonica, il dilagare incontrollabile di appestati per le vie, ai quali s’andavano, seppur con disgusto, alleando centurie di marcantoni e marcantonie armati di forconi, falci, pietroni, e tanti altri fantasiosi – non sempre improvvisati – strumenti di violenza, mentre di tutto pioveva sul nostro e sul vostro amore, insomma mentre, tra sospiri di “finalmente” e “fusse che fusse”, si avveravano taluni proverbi fino ad allora ritenuti conseguenti a ignoranza e superstizione, e via di fuga verosimili erano due: salto dalla finestra o trastullo con biglie colorate, paperine in gomma e pisellino di fresca scoperta, il <b>Daimyo Sole XVI</b> chiese a <b>Carlito de La Rochefoucauld-Liancourt</b> semmai avesse idea a che fosse imputabile tanta caciara – che, nondimeno, lo solleticava nemmeno – e, in seconda battuta, che gli andasse a ricuperare una paperella schizzata di vasca, ecco che <b>Carlito</b>, precisando trattarsi di “inappellabile rottura di coglioni” su tutti i fronti, e disobbedendo all’ultima richiesta del sire, fece alla maniera sua propria, di <b>Carlito</b>, appianando una pur improbabilmente futura controversia con quel dire semplice, magari primitivo d’argomentazione ma efficace (come la medicina amara) consistente nell’utilizzo di quel prolungamento di braccio e bile che risparmia biglie e paperelle ma non i reticenti ad allinearsi alle norme della buona creanza e i ribelli alle <b>lezioni di modestia</b>.</span></span></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://comicomelo.blogspot.it/2014/09/carlitos-way.html" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-LkVKOk3RBo8/VBr0JZj5jEI/AAAAAAAAA9E/_X2wWc1uXdg/s1600/carlito2.jpg" /></a></td></tr>
<tr align="left"><td class="tr-caption"><b>Carlito de La Rochefoucauld-Liancourt</b> dopo l’invenzione della modestia e di <b>Al Pacino</b>.<br />
Ma <b>soprattutto</b> alla notizia del <b>mancato recupero della paperella</b>.</td></tr>
</tbody></table>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/16342308288825812243noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-613255579134581499.post-87636576380480651402014-08-02T08:43:00.000+02:002014-09-18T17:18:43.984+02:00Per un pugno di 80 euri<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://comicomelo.blogspot.it/2014/08/per-un-pugno-di-80-euri.html" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgQjqz7MiW0sC_jCurkR0sSwx1OVst8uzbDnyHiHwy3agWcVWQ2OwsSSAsyvwx29dwAzjQbid0hIuhP5pnfOKNLPEyz1kdJkRDYzlN3dcHP2_7ulXz6SC1VwyHwATaSLvGqQzz2PIbE6W2y/s1600/matt-raunchy.jpg" /></a></td></tr>
<tr align="left"><td class="tr-caption">Autunno 2014. Matt Raunchy, sceriffo del Kansassiti Uanaghenà,<br />
un po’ imbolsito ma autosufficiente, in fuga dalla collera dei paisà<br />
con ciascuno dei quali è in debito di US $ 107,452 (pari a € 80,00)<br />
in seguito a mancato pagamento di scommessa (perduta).<br />
(Illustrazione di <a href="http://bit.ly/1dQpXMt" target="_blank"><span style="color: #cc0000;">Stefano Baratti</span></a>). </td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><b>io posso</b>:<br />
- fare castelli di sabbia in riva al mare (in alta stagione, tipo come oggi) per una giornata, forse due, data la desertificazione delle spiagge dovuta ai segnali di ripresa;<br />
- costruire autogatti e mototopi con gli stecchini (di quelle raccolte che il primo numero è in edicola il 16 agosto e gli altri numeri non li vedi mica);<br />
- e parlare con Pablo, naturalmente.</span></span><br />
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><br />
Inoltre, su amazon, io posso comprare, fra l’altro, un’elettrosega, le scarpe kawasaki, nonché quasi 10 copie di <b><i>Per un pugno di dollari</i></b> in dvd e, ho calcolato, 3,51493848858 blu-ray della versione restaurata, con doppiaggio originale d’epoca (“Enrico Maria Salerno e Carlo Romano in primis”, dice un acquirente verificato). E me ne avanza per parlare con Pablo.<br />
Del fatto che lui lo ha scaricato a gratis. Io sono contrario. Lui è favorevole. Ma perché si fa pagare per parlare con lui? Questo non l’ho capito.<br />
<br />
<span style="color: #cc0000;"><span style="font-size: large;">C</span></span><b>on un pugno di 80 €</b> io posso:<br />
- pagare la multa per non avere pagato il canone <a href="http://comicomelo.blogspot.it/2014/07/rai-fulminei-muri.html"><span style="color: #cc0000;">rai fulminei</span></a> che invece ho pagato, ma siccome sono più di un pugno di 80 euri, il resto me lo presta Pablo, con interesse del 70 %. E se non sono puntuale, dice che rimpiangerò il giorno che non ho pagato il canone. Che però io ho pagato. Hai le fotocopie? mi chiede Pablo. Veramente io. E allora statti zitto. Sempre a disposizione, comunque.<br />
<br />
<span style="color: #cc0000;"><span style="font-size: large;">P</span></span><b>er un pugno di 80 euri</b> io posso:<br />
- tradire mia moglie con le donne che conosce Pablo: lui fa e io guardo. Lui dice: per un pugno di 80 euri non pretenderai mica? No, io non pretendo. Come vedete, io posso parlare con Pablo.<br />
<br />
<span style="color: #cc0000;"><span style="font-size: large;">C</span></span><b>on un pugno di 80 €</b> io posso:<br />
- comprare un abbonamento per il torneo del combattimento dei galli: 2 match, contando che uno si paga 40 euri. Tuttavia posso chiedere a Pablo: sai se i galli li buttano o cosa?… Li buttano, mente Pablo. Lui ha l’esclusiva dei galli crepati, che sua moglie, benché cornuta, glieli prepara tipo amburghesi; non so come, ma li restringe, come fanno certi cacciatori di teste con le teste. Sicché da un gallo italiano, ne risultano tipo 3 amburghesi.<br />
<br />
<span style="color: #cc0000;"><span style="font-size: large;">I</span></span>eri è successa una cosa brutta, triste: è morto Pablo. Lo hanno rinvenuto in un vicolo malfamato. Ma non l’hanno potuto far rinvenire. Era stecchito, freddo. Secondo gente che gli vuole male, si è trattato di un regolamento di conti fra strozzini.<br />
A parte che non credo a questi infami, mi dispiace che non potrò più parlare con Pablo.<br />
<br />
<span style="color: #cc0000;"><span style="font-size: large;">C</span></span><b>on un pugno di 80 euri</b> io ho potuto:<br />
comprare un cuscino per Pablo, ma senza scritta ricamata, che costava troppo. Un cuscinetto piccolo, di quelli che conta il pensiero. Avrei fatto la corona, ma mi veniva a costare circa 2 pugni di 80 euri. Il beccamorto si è come risentito del mancato acquisto. Certo che se Pablo era vivo, me li avrebbe prestati lui. Ma che sciocco che sono: se è morto, come…<br />
<br />
<span style="color: #cc0000;"><span style="font-size: large;">S</span></span>tamattina a momenti mi prende un colpo. Suonano alla porta, vado ad aprire e mi vedo davanti indovinate chi? Pablo. Sì, in persona, in carne e in ossa.<br />
Non faccio in tempo a riavermi, che Pablo mi fa: “Guarda che mi devi un bel pugno di euri”, tira fuori un taccuinetto e legge: “190,35, per la precisione”.<br />
Io, sconvolto, incredulo, ammutolito, insomma fuori di me, balbetto: “Ma Pablo… Tu eri morto, ti ho visto con i miei occhi nella cassa… e tutti che piangevano, disperati… e tua moglie, poverina… e … e il cuscinetto, a proposito, non ti sarai offeso perché non c’era il ricamo con…”<br />
“Senti, non menare il can per l’aia, sgancia gli euri che mi devi se no ti faccio rimpiangere il giorno che sono morto”.<br />
“Pablo, amico mio, veramente in questo momento sono un po’ a corto… se magari tu non morivi… io magari ti potevo dare gli euri che ho speso per il cuscino, oppure…”<br />
“Quanto hai in tasca?” fa lui secco.<br />
“Veramente… c’avrò fa conto 5-6 euri”.<br />
“Quando un uomo con gli euri incontra un uomo senza euri, quello con gli euri è un uomo morto”, dice sibillinamente Pablo.<br />
Poi non ricordo più nulla.<br />
Per 5-6 euri, io ho potuto:<br />
- beccarmi un pugno (non di €, ovviamente) in faccia da parte di Pablo, di quelli che magari anche lui si è rovinato le nocche.<br />
Eppure era morto. Non mi raccapezzo.<br />
<br />
<span style="color: #cc0000;"><span style="font-size: large;">V</span></span>erso sera, vagando per la città con la faccia sanguinante, fuori da un bar ho sentito provenire un canto: “<i>Hanno ammazzato Pablo, e Pablo è vivo</i>”.<br />
Allora ho capito tutto. E a gratis.</span></span><br />
<hr />
<h3>
<span style="font-size: small;"><b>CORRELATO <a href="http://bit.ly/XiLHts"><span style="color: #cc0000;">L'uomo che affrontava le catastrofi con un sorriso</span></a></b></span></h3>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/16342308288825812243noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-613255579134581499.post-48446926462544131992014-07-31T11:19:00.004+02:002014-09-18T17:12:55.043+02:00La donna che affrontava le catastrofi con un sorriso<h4>
<span style="font-size: small;">O: la donna che da piccola voleva fare, da grande, la minestra, e invece…</span></h4>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://comicomelo.blogspot.it/2014/07/la-donna-che-affrontava-le-catastrofi.html" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgE9r4rwszkxsHdwGUH5SODeJP9aKhpkS9S4paubdcK0Ir8MAwWeFzNS1UqDUyNWLiR-FsqltebSLKswbqvcBkf-ore11mYHMcY4F5GFx50ZnLpoIiXzkbAMHaI2lO35CJgak4KoCGRCPkj/s1600/lola-bunny.gif" height="320" width="255" /></a></td></tr>
<tr align="left"><td class="tr-caption">Lola Bunny, fidanzata in tana-cunicolo (tutto regolare)<br />
di Bugs Bunny.<br />
Entrambi sono fra i più fedeli seguaci di questo blog<br />
with dirty little lips.</td></tr>
</tbody></table>
<br />
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><span style="color: #cc0000;"><span style="font-size: large;">L</span></span>a vicenda della fanciulla che da grande voleva fare la minestra (e, nello stesso tempo, affrontare le catastrofi con un sorriso) ebbe inizio allorché ella, una volta nata e trascorsa per un’infanzia igienicamente perfetta, vide, a età debita, il celeberrimo segmento di <i>quel</i> film con <b>Alberto Sordi</b>, nel quale non penò a riconoscersi. Era inevitabile: si chiamava <b>Guglielma</b> (presto universalmente detta “<b>la Dentona</b>”) e, da quella bocca aggraziata (con cui poteva dire ciò che voleva), diversamente da quanto voi vi sareste aspettati, non le spuntava un fiore come alla Virna Lisi, ma protrudevano, come a dare il fatto suo al mondo, due incisivi uguali sputati a quelli vanto di Lola Bunny <b><span style="color: #cc0000;">1</span></b>, la fidanzata (in tana-cunicolo, tutto in regola, non si creda) di <b>Bugs Bunny</b>, il migliore amico e fedele sostenitore (se si esclude <a href="http://marsiano.net/it/"><span style="color: #cc0000;">marsiano ►</span></a>) di questo blog with dirty little lips.<br />
Si cominceranno già a notare alcune apparenti contraddizioni; e via, affrontiamole insieme, parliamone senza prevenzioni e complessi.<br />
Che nesso esiste fra l’aspirazione a fare la minestra (da grande, adulta) e l’ammirazione per <b>Guglielmo il Dentone</b>? <i>Al netto </i>– come suole dire <a href="http://bit.ly/1cboGJF" target="_blank"><span style="color: #cc0000;">questo giovanottone tanto bistrattato▲</span></a> – della comunione, determinata da nome e dentoni, fra lei e il personaggio sordiano, il basito lettore medio sensuale, pensando piuttosto a una ragazzina la cui ineccepibile ambizione fosse diventare una telegiornalista (anche per gareggiare nel gratificante torneo bandito annualmente da un commendevole sito web – ma che non conta tra i suoi sostenitori Bugs Bunny – tiè!), è tentato di insorgere. Per non dire poi della questione “affrontare le catastrofi con un sorriso” (tema <a href="http://bit.ly/XiLHts"><span style="color: #cc0000;">già qui affrontato►</span></a> con successo – e con un sorriso): lo scaltrito copywriter, per esempio, in quanto del mestiere e dell’andazzo, potrebbe farci una qualche pulce: che fate, riciclate? vi autoplagiate?<br />
Ma noi s’è calmi, s’affronta il copywriter con un sorriso; ci si confronta, sempre con tranquillità e nervi-spaghetti scotti, con ogni risma di lettori e commentatori di professione (ché, indicano le forbici statistiche, a sciami quotidiani invadono, benignamente, queste pagine).<br />
Bene. Vedrete che tutto torna alla fine, tutto scorre – basta che sia oliato –, tutto quadra (basta che sia quadrato).</span></span><br />
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><br />
<span style="color: #cc0000;"><span style="font-size: large;">L</span></span>a donna, ancora fanciulla (“citta”), aveva idee nitide, valori validi e saldi modelli: ella – al pari dell’uomo che affrontava le catastrofi con un sorriso (bello di due dentini faini, anziché dentoni, ma buggy quanto basta) – <b>piovve in Toscana </b>(laddove il Fucci Vanni, autoproclamatosi “bestia”, piovve <i><b>di</b></i>, e <b><i>in</i></b> dove sappiamo bene; eppoi ebbe ben altra tana che quella di Bugs e Lola: insistiamo, <i>animaluzzi </i>simpatici come ve n’è pochi). Una volta piovuta, crebbe regolarmente, il suo buon tempo consistente primariamente nelle letture di favole e fiabe, ma non solo: curiosa per natura, s’affascinò alle polemiche filologiche di<b> Fanfani, Pietro</b>, sopra la <i>Cronica </i>del Dino Compagni, che il <b>La Tulipe</b> (così era detto, forse con dileggio, in quelle cerchie, in quelle terre ecc.) provò falsa (Guglielma concordò, ma con riserva); nel cantare insieme (e all’unisono) con le moniche, in que’ loro cori virginali, e con le moniche andar in processioni reggendo certi moccoloni; in frequenti girate lunghe e solitarie pe’ boschi a corre funghi e, chissà, colla speranza di imbattersi nel principe – non necessariamente machiavellico, ma azzurro questo sì – di cui narrava la <i>Cronica </i>(gli abitanti del piccolo borgo, a cagione di questa sua abitudine, non tardarono a giustapporre “<b>de’ boschi</b>” a “<b>la Dentona</b>”); e sopra tutto, nell’osservare rapitamente mamma <b>fare la minestra</b> (che là chiamano preferibilmente “zuppa”, cioè “tsuppa”). E mamma, avendo al suo tempo appreso quest’arte da mamma propria (nonna a Guglielma), ben voleva impararla alla cittina, se non altro per distoglierla da quell’impossibile innamoramento per Alberto Sordi-Guglielmo il Dentone, affare impossibile: e per la divergenza d’età fra i due, e per la famigerata ostilità del Sordi a portarsi amori in casa.<br />
Più avanti, quando sarebbe comunque stato troppo tardi per veder concreta quell’infatuazione, Guglielma, dimentica di Guglielmo – e sempre così accade –, si sacrificò tutta ai suoi segreti progetti: fare (da cresciuta) la minestra con la sapienza di mamma e nonna e affrontare, secondo i precetti delle moniche, peritissime nell’argomento per il misurarsi quotidianamente con se stesse stirando la bocca in un inarcar di labbra (piccole ma non sporche come quelle del nostro blog), eventuali catastrofi con un sorriso.<br />
La natura di quelle terre le agevolò la missione; il destino la soccorse meravigliosamente. Che un giorno nonna, la quale viveva in una cascina nel fitto del bosco, s’ammalò d’una malattia di nonne, così che mamma disse a Guglielma: “Deh, Guglielma: te tu me t’andresti in bosco da nonna a portarle un po’ di codesta bona minestra che ho preparata?” – in verità disse “tsuppa” – “ ’Un sta benone, come te tu sai. E bosco facendo, te tu mi corresti qualche funghetto, badando che ’un sia di quelli invelenati?”<br />
Guglielma era ben lieta di compiere quell’ambasciata, sebbene un dubbio la turbasse: “Deh, mamma: ’un l’è che poi incontro quel <b>Lupo particolarmente cattivo</b> di cui narra il Compagni – ancorché smentito dal Fanfani – e codesto animalaccio mi si mangia tutta quanta in un sol boccone?”<br />
“Suvvia, Guglielma! ’Un darai mica retta a siffatte frottole? Tutt’al più te tu ti potresti imbattere in <b>Ivo il Fungo</b>, che tuttavia, se te ti t’un lo provochi, risulta bono come il pane e come la minestra” – disse proprio “minestra”, stavolta. (Ivo il Fungo, che buffo personaggio: stando al mito, vagabondava ne’ boschi per dare noia alle fanciulle, specie se avvenenti come Guglielma. Ma nessuno l’aveva mai veduto, se non in certe pellicole per soli grandi in cui – sempre secondo leggenda – aveva comparsato in gioventù, guadagnandosi un ovvio appellativo, da’ malvagi detto ‘cappellativo’).<br />
Guglielma intraprese dunque il sentiero del bosco che menava da nonna; bosco facendo si teneva compagnia cantando di quei canti partenici imparati dalle moniche, e in frattanto coglieva un funghetto qua, un funghetto là, stando accorta che non fossero del tipo letale – che si capiva dalla capocchia o cappella. Ma nel mezzo del cammin di nostra Dentona, ecco pararsi sul sentiero – manco glielo avesse ordinato il dottore o l’<b>Allagheri</b> (detto <b>Dante</b>) – il Lupo particolarmente cattivo. Che, un po’ arrugginito, in vece della rituale tiritera, notò incuriosito: “Che bei denti, e grandi, che hai: a che cosa ti servono?”<br />
Guglielma, per nulla intimorita dal Lupo particolarmente cattivo, dacché i suoi denti erano di gran lunga più grandi e cospicui delle sue paure, rispose: “Ad affrontare le catastrofi con un sorriso, sor Ivo”, ché per l’Ivo l’aveva scambiato.<br />
Ne fu tanto ferito, il buon Lupo particolarmente cattivo, che tirò via per la sua strada – qualunque essa fosse – senza colpo ferire e senza nemmeno un saluto; e ciò gli valse nientemeno che un rimbrotto di Guglielma: “A casa mia si dice ‘Buona giornata e buon lavoro!’ quando uno si presenta e si congeda”, gli strillò lei dietro.<br />
“Tsk” biascicò fra i denti consunti dall’astinenza il Lupo. Che invidiava le zanne della Guglielma la Dentona de’ boschi.<br />
“Voglio proprio vedere”, pensò la citta soddisfatta, “se un Ivo qualunque è più grande delle mie paure”.<br />
Sul far de’ vesperi, finalmente ella raggiunse la cascina di nonna. Esauriti i convenevoli con la vecchina, a Guglielma non rimaneva che servirle la minestra in una bella scodella (o ciotola rustica, quella usata dagli architetti), concepita, da’ de’ sainers, per tsuppe. Ma un lampo attraversò la sua vispa mente: “Quando, se non ora?” si chiese la Dentona. Aveva deciso che era giunto il momento galileiano: dopo tanto osservare, occorreva sperimentare.<br />
Invitata nonna a pazientare, andò di là, in cucina, risoluta a prepararle la minestra di suo pugno. Per scongiurare ripensamenti, buttò quella di mamma alle ortiche. E con ciò fatto, prese a sfornellare emulativamente. In testa a un’oretta, nel pentolone si era formato un qualcosa di denso e oscuro, almeno quanto la selva – e pece si sarebbe detta, ma non lo era – in cui galleggiavano grumetti di un altrettanto qualcosa. La Dentona rassicurò se stessa: “Deh, saranno senza meno i funghetti, trallallà, trallallà”.<br />
Solo allora, scodellata l’impietosa pietanza in una ciotola, la recò a nonna, che, malgrado l’infermità, la ingollò avidamente.<br />
Due minuti dopo, l’ava si irrigidì. Curiosa come sempre, Guglielma volle cerziorarsi se vi fosse alcunché d’abnorme in quell’inatteso fenomenazzo. La sua indiscrezione a fin di bene fu premiata dal rilevamento d’assenza di battito del polso: Nonna era andata, come col vento.<br />
“Uh, che catastrofe!” esclamò la cittina. “Qui si va ad affrontarla con un bel sorriso, però”. Che esibì allo specchio usato poco innanzi per la controprova sul respiro di nonna, anch’esso renitente all’appello. Bello cristallino, le restituì i dentoni spiccanti fra le piccole labbra.<br />
“’Un sarà mica da biasimare funghi?” si chiese oziosamente. “Beh, deh, si esperisce” e dissigillò le labbia, e aperse la bocca, cui consegnò un pugnino de’ funghi ricolti ne’ bosco o selva.<br />
Attesa invano la morte per un par d’orette, e dato che quella non si fece viva, dovette scientemente tirare due conclusioni: “I funghi l’erano bonazzi, e poi la morte è meno forte delle mie paure della morte, che non ho – le paure”. Restava la catastrofe (nonna decessa e fallimento culinario), ma restavano anche il sorriso e il tempo: “Ne avrò per imparare a fare la minestra come Iddio comanda”. Donato un bascione a nonna in fronte, stabilì che s’era fatta l’ora del ritorno da mamma. Ma quell’ora era altresì l’ora in cui la selva altroché oscura: buia come la minestra assassina. Ma certo non più paurosa delle paure di Guglielma. Che, dando animo alle sue lunghe gambe, s’incamminò nella notte. Sempre canticchiando un di que’ motivi religiosi, quasi fanfaniani.<br />
D’un tratto, ecco ripararsi qualche cosa sul sentiero. Sarebbe stato magari il Lupo particolarmente cattivo? O fors’Ivo? Guglielma stette per pensare la frasaccia tutt’intera (arrivò a “chissene”, ma lì congelò il pensiero, ché, l’avessero intercettato, chissà in quale misura le moniche avrebbero censurato l’ardire di Guglielma de’ boschi). “Io andrò dritta”, pensò invece, “foss’anche fino alla prima curva”.<br />
E diritta la diritta via (che qui l’Allagheri le faceva tutta una barba, altro che baffo!) affrontò – con un sorriso. Che dovette abbacinare quella figura di mistero sorta in sommo d’un dosso che celava il prosieguo del sentiero, che lì declinava: “Non aver paura”, udì Guglielma detto, come sputicchiato, dall’estranea sagoma.<br />
“La mia curiosità è più forte delle mie paure, che tuttavia non ho. Rispondi, più tosto: chi saresti te? Nel mio libro, quando uno incontra un altro, prima cosa si dice ‘Buon giorno, buona notte, buon lavoro’ e poi casomai si discorre”, s’impuntò la citta.<br />
“Vabbene, ti darò soddisfazione, ché la meriti”, rispose quello che in breve si rivelò un omo maschile, e tutto vestito d’azzurro. “Io, che piovo ora di Fiorenza, sono il daimyo azzurro Ta-mei Frenzō, sfuggito a un attentato ordito dal particolarmente cattivo ninja Hirōtoro Torogirō de’ Daspo di Fiorenza istessa; fui anche podestà, e ora, spodestato, vado alla cerca d’un degno asilo ed esilio, dove pianar la mia vendetta e far successivamente fuoco e fiamme, ben che il fuoco e le fiamme sieno più piccioli delle mie paure. Che, del resto, non ho”.<br />
L’innocente Guglielma, candida, il Fanfani essendo il suo massimo faro, ben ignorava cosa fossero un daimyo e un ninja. Ma viceversa aveva sufficiente familiarità con l’òmini azzurri, per sentito narrare – sommessamente e fra risolini da’ moniche – sicché ne fu contrabbacinata, da quello spodestato.<br />
Così il destino li incontrò l’un l’altra.<br />
Proseguirono il cammin insieme, raccontandosela, informandosi del più e del meno. Guglielma seppe da Frenzō tutto quello che sulla terra c’era da sapere (come dice l’urniloquo Keats – sottolineò Frenzō re-citando, un po’ sputicchiante, l’originale inglese “<i>Dis is evrifing on the word you cnow that there is from cnowledge</i>”).<br />
E poi lo mise a giorno circa la catastrofe coinvolgente nonna: “Ora non so come riferirne a mamma, che indubbiamente se ne avrà a male”.<br />
“Non ti devi preoccupare, ché le preoccupazioni sono sì più grandi delle nostre paure, ma il bello è che, bada bene, le nostre paure sono inferiori a quelle di mamma. E resta sempre il fatto che noi non abbiamo paure. Io, per dirne una, affronto catastrofi e cataclismi con un sorriso”.<br />
“Come?!” s’entusiasmò incredula Guglielma la Dentona de’ boschi. “Anche tu?”<br />
“Sì, perché? Non mi dirai che pure tu…”<br />
“Ma stai scherzando, dico”, confermò ella.<br />
“Ma guarda tu te un po’”, fece lui. “Quando uno dice… porka matrioska…”<br />
“Eh eh”, fece con un ditino fustigatore lei.<br />
“Vabbè, lascia perdere. Piuttosto, visto che – siamo realisti, chiamiamo le cose col loro nome – ora che te ed io s’è combinato tutto quanto”, corse alquanto l’azzurro, “prima cosa si fa sapere a mamma che nonna l’ha tolta di mezzo il ninja particolarmente cattivo Hirōtoro Torogirō de’ Daspo di Fiorenza, dopo di che…”<br />
“Un momento”, l’interruppe con un sorriso, ma severo, Guglielma. “Le bugie e le fandonie ’un si raccontano mica: Fanfani l’è chiaro su questo punto, le moniche non di meno, e per me Fanfani e le moniche rappresentano…”<br />
Ma qui fu lui a troncare lei con un sorriso e una sequenza di sputizzi: “Stassentire: io adesso trovo in un batter d’occhio un bell’esilio, ne faccio in due, massimo tre giorni una signoria – se fallisco, giuro che mi dichiaro responsabile della morte di nonna –, con un bel governo di quelli che governano al fulmicotone: te tu t’andrebbe di farmi la ministra?”<br />
<br />
<span style="color: #cc0000;"><span style="font-size: large;">Q</span></span>ui termina la storia, come una moderna opera aperta. Ma mica tanto. Ecco la nostra considerazione finale (o morale della favola): c’è chi, come il Martin, perde la cappa per un punto; c’è altri, come la Guglielma, che per una “i” perde la minestra, ma dal cambio vocalico, onestamente, s’avvantaggia un sacco. Sempre se il sacco non è un’opinione.</span></span><br />
<hr />
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><span style="color: #cc0000;"><b>1</b></span> Fosse stato per Lola, la minestra l</span></span><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">’</span></span>avrebbe fatta con le classiche carote. Sulla ministra, non si vuole pronunciare (e a che servirebbe dire </span></span><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">“Lola</span></span></span></span><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">”?</span></span>)</span></span><br />
<hr />
<h3>
<span style="font-size: small;"><b>CORRELATO <a href="http://bit.ly/XiLHts"><span style="color: #cc0000;">L'uomo che affrontava le catastrofi con un sorriso</span></a></b></span></h3>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/16342308288825812243noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-613255579134581499.post-92163633256699454512014-07-27T09:21:00.001+02:002014-07-31T11:28:26.104+02:00Winos do not march, Ghiugl do not match<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><span style="color: #cc0000;"><span style="color: black;"><span style="color: #cc0000;">Forse cercavi:</span> My theory is that <i><b>windows</b></i> don’t <i><b>match</b></i></span></span></span></span><br />
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><span style="color: #cc0000;"><span style="color: black;">No no, cercavo proprio <a href="http://bit.ly/1lIImJx" target="_blank"><span style="color: #cc0000;">My theory is that winos don’t march ▲</span></a></span></span><b><span style="color: #cc0000;"><i><span style="color: black;"> </span></i></span></b></span></span><br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://comicomelo.blogspot.it/2014/07/winos-do-not-march-ghiugl-do-not-match.html" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-GQOTy6O1uzA/U9SeukqPtxI/AAAAAAAAA6g/D69V7_vEWsA/s1600/winos-dont-march.jpg" /></a></td></tr>
<tr align="left"><td class="tr-caption">Unflinchingly unmarching winos and their beer thing.<br />
(Illustrection of <a href="http://bit.ly/1dQpXMt" target="_blank"><span style="color: #cc0000;">Stefano Baratti</span></a>)</td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><b><span style="color: #cc0000;"><br />
</span></b></span></span> <span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><b><span style="color: #cc0000;"><span style="font-size: large;">R</span></span>ock</b></span></span><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><b><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">’</span></span>n</b></span></span><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><b><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">’</span></span>roll interviewer</b>: you say beer leads to pseudomiltary behavior...<br />
<b><span style="color: #cc0000;"><span style="font-size: large;">F</span></span>rank Zappa</b>: My theory is that winos don’t march… and the statistics show: winos don’t march… in the US the consumption of beer is tied to situations wherein males engage in aggressive acts, in groups, lubricated by this beverage… and I don’t know whether there is a… chemical reason why the formula for beer produces these kinds of psychological results in groups of males or whether it’s just the way in which beer is merchandised here, because I think beer is consumed in the US in a different way than it’s consumed in Europe… In Europe it’s a food stuff.. and… you know… you drink beer… Here drinking beer is a special social activity, because the concept it’s… has been described for you in music and pictures… in commercials year after year… and you see a certain lifestyle manifested…. uh… for how you are supposed to behave when you drink beer…<br />
<b>Int.</b>: How is that?<br />
<b>Z</b>: Well, you have to… uh… enjoy sports… you have to hang out with members of your own sex and slap them on the back while you’re drinking, and usually on Friday night in crowded places that are sort of dimly lit, and when you drink the right type(kind?) of beer you’re rewarded with a presence of a girl with a large chest who will like you better because you drank a certain brand of beer… and you’re a more exciting person because you drink beer, and you’re more rugged and… these are all the things that should make you want to drink beer… I think that besides the psychological wrapper that’s been put around the idea of consuming beer, there’s a strong possibility that the formula of beer and induces a yeast growth in the body, and the yeast can have some effect on the way the brain works…<br />
<b>Int</b>.: So that’s pseudomiltarism….<br />
<b>Z</b>: … you see… guys hanging out with guys want it to be manlike… and do manly things, and maybe punch other people or hurt other people (…) and march along together… you see, it’s a <b>beer thing</b>…</span></span><br />
<hr />
<span style="color: #cc0000;"><span style="font-size: large;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Ghiugl do not match 1</span></span></span><br />
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><br />
<b>Intervistatore roccia e rotola</b>: Dici birra porta a comportamenti pseudomiltary...<br />
<b>Frank Hoe</b>: La mia teoria è che i barboni non marciano... e le statistiche mostrano: ubriaconi non marciano... negli Stati Uniti il consumo di birra è legata a situazioni in cui i maschi si impegnano in atti aggressivi, nei gruppi, lubrificato con questa bevanda e... non so se c’è un... motivo per cui la formula chimica per la birra produce questi tipi di risultati psicologici in gruppi di maschi o se è solo il modo in cui la birra viene commercializzato qui, perché penso che la birra viene consumata negli Stati Uniti nel un modo diverso da quello che è consumato in Europa ... in Europa si tratta di una roba cibo... e... sai... si beve birra... Ecco bere birra è una speciale attività sociale, perché il concetto è... è stato descritto per voi in musica e immagini ... in spot anno dopo anno... e si vede un certo stile di vita manifesta... uh... per come si sono tenuti a comportarsi quando si beve birra...<br />
<b>Int</b>.: Com’è possibile?<br />
<b>FH</b>: Beh, bisogna... uh... praticare sport... si deve uscire con i membri del proprio sesso e uno schiaffo sulla schiena mentre si sta bevendo, e di solito il Venerdì sera in luoghi affollati che sono una sorta di poco illuminata , e quando si beve il giusto tipo (tipo?) di birra si sta ricompensati con una presenza di una <a href="http://bit.ly/1mRsRP3" target="_blank"><span style="color: #cc0000;">ragazza con una grande cassa▲</span></a> che vi piace meglio, perché hai bevuto una certa marca di birra... e tu sei una persona più eccitante perché si beve birra, e tu sei più robusto e... queste sono tutte le cose che dovrebbero faranno venire voglia di bere birra... Penso che oltre l’involucro psicologico che è stato messo in giro l’idea di consumare birra, c’è una forte possibilità che il formula di birra e induce una crescita del lievito nel corpo, e il lievito può avere qualche effetto sul modo in cui funziona il cervello...<br />
<b>Int</b>: Quindi questo è pseudomiltarism...<br />
<b>FH</b>: ... si vede... ragazzi appendere fuori con i ragazzi vogliono che sia simile all’uomo... e fare cose virili, e forse pugno altre persone o ferire altre persone (...) e marciare lungo insieme... vedete, è una cosa birra...</span></span><br />
<br />
<span style="color: #cc0000;"><span style="font-size: large;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Ghiugl do not match 2</span></span></span><br />
<br />
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><b>Roche et rouleau intervieweur </b>: Que diriez-vous de la bière conduit à des comportements pseudomiltary ...<br />
<b>Frank Houe </b>: Ma théorie est que les sans-abri ne marche ... et les statistiques montrent: ivrognes ne marchent pas ... la consommation de bière américaine est liée aux situations dans lesquelles les hommes se livrent à des actes d'agression, les groupes, lubrifié avec cette boisson ... et ... je ne sais pas si il ya une raison pour laquelle la formule chimique de la bière produit ces types de résultats psychologiques en groupes de mâles ou si c'est seulement la façon dont la bière est commercialisée ici, parce que je pense que la bière est consommée aux Etats-Unis d'une manière différente de celle qui est consommée en Europe ... en Europe, il ya une substance alimentaire .. et ... vous savez ... boire de la bière ... cette boisson la bière est une activité sociale particulière, parce que le concept est ... a été décrit pour vous dans la musique et de photos ... dans l'année au comptant après année ... et il montre un certain style de vie se manifeste .... euh .. . comment vous êtes censé se comporter quand vous buvez de la bière ...<br />
<b>Int</b> : Comment est-il possible?<br />
<b>FH</b> : Eh bien, vous ... euh ... les sports ... vous devez aller avec des membres de leur propre sexe et une tape dans le dos pendant que vous buvez, et habituellement le vendredi soir dans les endroits bondés qui sont en quelque sorte faiblement éclairée, et quand vous buvez le bon type (type?) de la bière, vous êtes récompensé avec une présence d'une <a href="http://bit.ly/1nKkv1R" target="_blank"><span style="color: #cc0000;">fille avec un grand coffre▲</span></a> que vous aimez mieux, parce que vous avez bu une certaine marque de bière ... et vous êtes une personne plus excitant parce que vous buvez de la bière, et vous êtes plus robuste et ... ce sont toutes des choses qui devraient vous donner envie de boire de la bière ... je pense qu'au-delà de l'enveloppe psychologique qui a été mis autour de l'idée de consommer bière, il ya une forte possibilité que la formule de la bière et induit la croissance de la levure dans le corps, et la levure peut avoir un effet sur la façon dont le cerveau fonctionne ...<br />
<b>Int</b> : C'est donc pseudomiltarism ....<br />
<b>FH</b> : ... vous voyez ... les garçons traîner avec les gars veulent qu'elle soit comme un homme ... et de faire des choses viriles, et peut-être de punch autres personnes ou blessé d'autres personnes (...) et marche le long ensemble. .. vous voyez, est ce une bière ...</span></span><br />
<br />
<span style="color: #cc0000;"><span style="font-size: large;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Ghiugl do not match 3</span></span></span><br />
<br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><b>El roca y rollo entrevistador</b>: Que dices cerveza lleva a un comportamiento pseudomiltary...<br />
<b>Frank Azada</b>: Mi teoría es que los borrachos no marchan... y las estadísticas muestran: borrachos no marchan... en los EE.UU. el consumo de cerveza está ligado a situaciones en las que los hombres se involucran en actos agresivos, en grupos, lubricado por esta bebida... y no sé si hay una razón química... ¿por qué la fórmula para la cerveza produce este tipo de resultados psicológicos en grupos de machos o si es sólo la forma en que la cerveza está comercializado aquí, porque creo que la cerveza se consume en los EE.UU. en una manera diferente de lo que se consume en Europa... en Europa se trata de una materia del alimento .. y... ya sabes... usted bebe cerveza... Aquí beber cerveza es una actividad social especial, porque el concepto es que... ha sido descrito por usted en la música y fotografías... en comerciales año tras año... y ves a un cierto estilo de vida manifiesta.... uh... de cómo se supone que deben comportarse cuando usted bebe cerveza...<br />
<b>Ent</b>: ¿Cómo es eso?<br />
<b>FA</b>: Bueno, tienes que... uh... disfrutar de los deportes... tienes que pasar el rato con los miembros de su propio sexo y dar una palmada en la espalda, mientras que usted está bebiendo, y por lo general en la noche del viernes en lugares con mucha gente que son una especie de poco iluminado y cuando usted bebe el tipo (tipo?) de cerveza eres recompensado con una presencia de una chica con un pecho grande que le va a gustar que mejor porque usted bebió una determinada marca de cerveza... y eres una persona más emocionante porque usted bebe cerveza, y usted es más resistente y... todas estas son las cosas que deben hacer que usted quiere beber cerveza... Yo creo que además de la envoltura psicológica que ha sido puesto en torno a la idea de consumir cerveza, hay una fuerte posibilidad de que el fórmula de cerveza e induce un crecimiento de la levadura en el cuerpo, y la levadura puede tener algún efecto sobre la forma en que funciona el cerebro...<br />
<b>Ent</b>: Así que eso es pseudomiltarism...</span></span><br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><b><span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">FA</span></span></b>:... verás... chicos pasando el rato con los chicos quieren que sea semejante al hombre... y hacer cosas de hombres, y tal puñetazo a otras personas o daño a otras personas (...) y marchan juntos... ya ves, es una cosa de la cerveza...</span></span><br />
<hr />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://bit.ly/1mRrLCZ" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;" target="_blank"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhfhFhrpXXazZU3Q_ZzAqMtdIoiMouwFJkaUtAoKI29MRdu94vgo6vLSAFe7k86GtdO_UhZN4V6X90GkcQdUru9wessCbPvvzYPVy85GGnet93qzvhY1KMtwE3VhcZY4uDAk5iGgAKZd9YB/s1600/youtube-does-march.jpg" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="color: #cc0000;"><a href="http://bit.ly/1mRrLCZ" target="_blank">touyube does march</a></span><br />
<br /></td></tr>
</tbody></table>
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<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/16342308288825812243noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-613255579134581499.post-64348249196664919962014-07-24T11:26:00.000+02:002014-12-06T19:09:41.666+01:00L’uomo particolarmente cattivo<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://comicomelo.blogspot.it/2014/07/luomo-particolarmente-cattivo.html" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="L’uomo particolarmente cattivo" border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-HYMDiEa75C8/U9DE-FMhvEI/AAAAAAAAA54/N2bx5R9xLlc/s1600/anticristo-anti-bugs-bunny.jpg" title="L’uomo particolarmente cattivo" /></a></td></tr>
<tr align="left"><td class="tr-caption">Un tirapiedi veglia sull'incolumità dell'<b>uomo </b><br />
<b>particolarmente cattivo</b>.<br />
Redattori di <i>Chi l'ha visto</i> indicano in questa figura ambigua<br />
una delle possibili sembianze assunte dall'<b>AntiCristo</b><br />
o dall'<b>Anti-Bugs Bunny</b>.<br />
(Illustrazione di <a href="http://bit.ly/1dQpXMt" target="_blank"><span style="color: #cc0000;">Stefano Baratti</span></a>).</td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><span style="color: #cc0000;"><span style="font-size: large;">L</span></span>’uomo particolarmente cattivo è riconosciuto pressoché universalmente come tale, nella misura in cui quasi tutti sanno distinguere la cattiveria dalla bontà, ovverosia il male dal bene – anche con, rispettivamente, la “m” e il “b” maiuscoli.<br />
L’uomo particolarmente cattivo misura 131 cm in altezza, pur non essendo affetto da nanismo. Ne può costituire una prova il suo avere prestato servizio militare presso i Granatieri di Sardinia (quelli dal motto “tante sighe, poca frinia”), ancorché come addetto di führeria, nello specifico incaricato di stilare le tormentate liste concernenti le punizioni da somministrare a lavativi e a sospetti imboscandi. Con tanto impegno e fantasia assolse a questa incombenza, da meritarsi, negli ultimi tre mesi di naja, il privilegio di ideare castighi corporali e spirituali di rara crudeltà ed efficacia.<br />
L’uomo particolarmente cattivo ha un volto tanto curioso quanto fuorviante: in un ipotetico mondo popolato da Bugs Bunnies, esseri proverbialmente carichi di simpatia, egli potrebbe essere considerato l’Anti-Bugs Bunny, così come noi delle civiltà occidentali a radici cristiane vantiamo, temendola, la controversa figura dell’AntiCristo. Ma di questo infame spettro – poiché “chi l’ha visto?” – non si può asserire con certezza che sfoggi due incisivi cunicolari. Né che sorrida mutamente nel compiere una malefatta, o, specialmente, dopo averla compiuta. Che invece è tratto distintivo primario dell’uomo particolarmente cattivo: le sue vittime, in prima battuta lo trovano simpatico, in seconda realizzano che è troppo tardi per ogni cosa, che esistere è doloroso fino all’ingiusto, che meglio morire e tutta una serie di cupi azzardi da melanconici.<br />
Stando a un’opinione diffusa, e ingrassata dal detto deandreiano, uno come lui sarebbe una “carogna di sicuro” per avere “il cuore troppo vicino al buco del culo”; ma questa illazione-accusa non ha fondamento: abbiamo già premesso come, a dispetto della modica statura fisica, la microsomia (in senso clinico) gli sia aliena.<br />
Non è affar nostro indagare sull’eziologia della sua malvagità. Anzi, cattiveria. Esponiamo per conoscenza i fatti, alla stregua di giornalisti su da bravi. <b>Ma non siamo giornalisti</b>, questo ci teniamo a <u>sottolinearlo</u>, con quella forza infusa dai blogger paranoici nei loro indiscriminanti disclaimer, laddove essi paventano l’avvento, agli albori del giorno, di qualche forza speciale (marines, teste di cuoio ecc.) che, dopo lo spavaldo assalto, resili inoffensivi con camicie costrittive, provvede successivamente alla chiusura della loro fonte di sussistenza.<br />
Inoltre – altra importante <u>sottolineatura</u> ed <span style="background-color: yellow;">evidenziazione</span> – voi che ci leggete (le statistiche ci dicono che siete milioni) ci siete testimoni che non è nostra intenzione urtare i nani, ma semplicemente stigmatizzare uno o più attimini quanti ci pare poter far cadere nella categoria degli uomini (con la “u” maiUscola) particolarmente cattivi.<br />
L’uomo particolarmente cattivo, con tutto il suo sorriso smagliante, conta numerosissimi detrattori, lo scopo della cui esistenza è detrarlo dalle spese, un progetto destinazione eternità fallimentare. Precedendoli (grazie ai servigi di addestrati tirapiedi ed esperti spioni), egli li detrae dal mondo annichilandoli in tempo utile. Quella che segue è una <i>rivelazione shock</i> (usiamo questo vezzoso sintagma di fresco conio ma già largamente in auge fra gli amici giornalisti), ma disgraziatamente vera, benché non – ai fini penali – comprovata: si ha ragione di credere che l’uomo particolarmente cattivo abbia fatto assassinare le sue prime sei mogli per il gusto di eguagliare il primato detenuto dallo scismatico (forse anche scisso) Enrico VIII re d’Inghilterra e di Erin, odiato perché notoriamente misurava 131 cm – solo in larghezza: 180 ca. in altezza.<br />
Un appello: mettete in guardia l’eventuale settima.<br />
<br />
<span style="color: #cc0000;"><span style="font-size: large;">L</span></span>’uomo particolarmente cattivo, nonostante tutto, si dichiara (ed è) un soggetto democratico e rispettoso – oltre che promotore dei valori – della Costituzione. Egli, a riprova che ciò non è favola, ogni 25 aprile, 2 giugno e 27-30 ottobre, espone ai balconi più vessilli dai tre colori: bianco, rosso e verde nei giorni d’autunno, con però bleu in lieu del verde in quei due di printempo.<br />
L’uomo particolarmente cattivo – a momenti ci dimenticavamo di precisarlo – è un capace e ardito intraprenditore. Sua non troppo occulta ambizione è diventare, un giorno, più famoso di John Lennon (e sappiamo cosa ciò sottintenda) e più benemerito dei Giovanni Agnelli. Perché il piano s’inveri, è necessario agire freneticamente, stringendo patti e alleanze di contorni alterni, chiudendo gli occhi su compromessi avventati, trascurando inutili calcoli preventivi. L’audacia gli ha consentito, in pochi anni, l’avviamento di decine d’intraprese e l’imbarco in inevitabili avventure, in forme variegate.<br />
Alla luce dell’iter e della routine contraddistinguenti di volta in volta le iniziative (l’uomo particolarmente cattivo inaugura una data attività; assume decine di padri e madri di famiglia, legandoli al suo destino con un contratto scritto in piccolo piccolo, più in piccolo che le giuste precisazioni-minaccia bancarie e/o delle compagini di sicurtà; presi sui nervi e per bisogno, i futuri dipendenti [meglio: collaboratori] non sprecano tempo nel tentare di decrittare quelle parole incise su capestro, e si mettono al lavoro, pieni di buona volontà, di speranza in un avvenire migliore per sé e per le loro proli, illusi trattarsi d’un segnale di ripresa finalmente fattosi carne secondo le preveggenze degli economisti, un preannunzio di quella famosissima luce là dove ha fine la galleria, di – a tanto ammonta la loro credulità-disperazione – un indizio messo lì a bella posta, e con sapienza evocativa platonica, dalla provvidenza sociale. Ma, scadute le prime tre settimane e mezzo, l’uomo particolarmente cattivo dichiara fallimento e lascia tutti quanti con un palmo di naso), si è sparsa la voce che questa creatura in 16° sia affetta da turbe in testa – piuttosto che da cattiveria, o malvagità. Si è sparsa perché il coraggioso columnist di un foglio locale di proprietà del piccolo-grande errore, dicendosi forte di prove inconfutabili (e rassegnato al licenziamento), ha rivelato, in articolo definitivo, testamentario, mortis, il suo padrone essere – con alto numero di probabilità – un minus habens. Oltre a ciò, il giornalista ha fatto circolare la registrazione di un colloquio fra l’uomo particolarmente cattivo e un professionista del settore turbe al capo, il quale – pare certo – lo ha avuto (e lo ha, ancora per poco) in cura. Ascoltando il compromettente reperto, si può riassumere tanto:<br />
il pericoloso incrocio di psicologo e psichiatra, rassicurato dai generosi “pagherò” esibiti dal paziente, diagnostica: “Lei non è cattivo: è soltanto indisposto”. Dopodiché gli prescrive, anziché, come logica e tradizione vorrebbero, la dolce euchessina, uno psicofarmaco, di recente introduzione, a effetto contrario: nella fattispecie/sottospecie – come la generalità degli antidepressivi, affamante – con aumentati poteri astringenti.<br />
L’unico possibile riscontro – conclude l’indagine dell’ardimentoso giornalista – al più alto desiderio espresso dall’uomo particolarmente cattivo, il quale, consapevole che nulla al mondo lo avrebbe elevato al metro e 80 di Enrico VIII, si sarebbe parzialmente consolato, eccedendo nell’alimentazione e frustrando volonterosamente la fase ultima che ne segna il ciclo, fino a uguagliare il sovrano e superarlo in larghezza alla vita.<br />
<br />
<span style="color: #cc0000;"><span style="font-size: large;">C</span></span>’è un episodio, suddiviso in due parti, la prima delle quali può essere scambiata (è umano) per “momento di lucidità” da parte dell’uomo particolarmente indisposto.<br />
A seguito di uno dei tanti pasticci combinati, una delegazione di accomiatati senza giusta causa, su suggerimento del di lui avvocato (“tanto non hanno letto il contratto”, è il suo mica da ridere argomento), ottenne udienza dall’uomo particolarmente cattivo (o indisposto). Erano decisi, questi padri di famiglia, a inchiodarlo a certe sue responsabilità. L’anfitrione stette ad ascoltarli, ignorando finanche i mille squilli generati da tirapiedi previo accordo. Si mostrò sinceramente interessato ai loro discorsi studiatamente fermi, alle loro rivendicazioni di stampo democratico, alle loro lamentele vuoi anche ricattatorie (figli da mandare a scuola, bollette da pagare, mettersi nei nostri panni ecc.). Per un attimo, anzi, credettero gli ex dipendenti (o collaboratori, ma comunque ex) di star sul punto d’averla avuta vinta e dunque liberarsi dell’infamante marchio, ex, per l’appunto.<br />
Questa la prima parte.<br />
La seconda.<br />
L’uomo particolarmente cattivo/indisposto sviluppò un rossore da parere un vasto eritema, quel rubizzo malato dei bevitori irredimibili, ché le gote ne tremarono come collateralmente; gli incisivi sembravano battere assurdamente l’uno a indispettire l’altro, prima che sugli apparenti decidui della dentizione inferiore (semplici marci per incuria – il giornalista sopra, malignamente, sostiene per natura). Cercava – era evidente a tutti i presenti – un alito per i pensieri, ma trovò salivette, che sputicchiò soffrendo chissà quale sentimento di vergogna.<br />
D’un folle improvviso, ritornò con onnipotenza a sé. Diede l’indispensabile retta al richiamo di un fisso con le parole: “Ora sono impegnato”. Sdegnò un mobile.<br />
Guardò l’avvocato suo, l’avvocato lo guardò, senza nemmeno azzardare sottecchi da briscola. Pertanto l’uomo particolarmente cattivo non vide altra soluzione che esprimere ai delegati: “Anche voi, però…” congedandoli poi con il gesto dell’ombrello.<br />
<br />
<span style="color: #cc0000;"><span style="font-size: large;">C</span></span>’è un altro episodio ancora, non meno dibattuto.<br />
Tempo fa, all’uomo particolarmente cattivo, gli morì, d’una di quelle classiche disgrazie sul posto di lavoro, un collaboratore ancora nel fiore degli anni, un giovanottone buono e allegro, in vita appassionato di calcio, che praticava per diletto dando anima e corpo in una squadretta locale. Lui si presentò nella camera ardente appositamente allestita, dove la madre del ragazzo, straziata, persisteva nella tipica domanda che, vanamente, sogliono fare fra i singhiozzi le madri in questi casi. “Ma perché…. perché… Perché?...” Tutti i parenti, amici e conoscenti, a sfilare e a consolarla: “Coraggio, coraggio…” accompagnando l’esortazione (quasi un ordine) con un gesto simbolico, un tocco di braccio sulla spalla alla luttuosa, uno sfiorare di carezze, o mani tue fredde nelle mie tiepide e, infine, se hai bisogno di qualcosa.<br />
Anche l’uomo particolarmente cattivo, su sincera indicazione del suo avvocato, si avvicina alla madre mutilata del suo creato. Non che le metta una mano sulla spalla, ma le presenta, con un consiglio, una verità: “Coraggio… Ora suo figlio dorme con gli angeli”.<br />
La donna, senza nemmeno vederlo, prosegue incontenibile, urla indeterminatamente: “Ma perché?... Perché?...”<br />
Per un istante tramutandosi in uomo particolarmente buono, si corregge: “Anzi, al fianco di Giacinto Facchetti”. Ne è certo.</span></span><br />
<hr />
<table border="0" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: left;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiWkPbsjE6aCuTvwst0qlHLxA9a0Q5L8HjFjyib_X8qgC063UhJkZluk2hFdJZUFXcFDsIaIBuNzgpOK5xLn7DNgYJKYuPfMFOt-e1mJXM_zR2hJ67Sbiiu2ZHUidlgw0tTxR40XrExXM_Q/s1600/uomo-particolarmente-cattivo.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiWkPbsjE6aCuTvwst0qlHLxA9a0Q5L8HjFjyib_X8qgC063UhJkZluk2hFdJZUFXcFDsIaIBuNzgpOK5xLn7DNgYJKYuPfMFOt-e1mJXM_zR2hJ67Sbiiu2ZHUidlgw0tTxR40XrExXM_Q/s1600/uomo-particolarmente-cattivo.jpg" /></a></td></tr>
<tr align="left"><td class="tr-caption">Il celebre<i> Congedo di un padre di famiglia</i><br />
(dettaglio).<br />
(Già in pinacoteca personale dell'uomo particolarmente<br />
cattivo.<br />
Attualmente sotto sequestro conservativo).<br />
<br />
<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;"><span style="font-size: small;">CORRELATO: <a href="http://comicomelo.blogspot.it/2014/03/il-signor-udo.html"><span style="color: #cc0000;">Il signor Udo</span></a></span></span> </td></tr>
</tbody></table>
<table><tbody>
<tr><td align="center"><br />
<a href="http://comicomelo.blogspot.it/2014/03/il-signor-udo.html"><span style="color: #cc0000;"></span></a></td></tr>
</tbody></table>
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<br />
<br />
<br />
<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/16342308288825812243noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-613255579134581499.post-6832871568500540612014-07-20T12:41:00.002+02:002014-08-05T20:45:05.076+02:00Quello che è quel ramo del lago di Como<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://comicomelo.blogspot.it/2014/07/quello-che-e-quel-ramo-del-lago-di-como.html" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-Kn_rEhM2LYA/U8uVAeIzEcI/AAAAAAAAA5o/xZQg9lpQZWs/s1600/missing-quel-ramo-como.jpg" /></a></td></tr>
<tr align="left"><td class="tr-caption"><b>Quello</b> che <b>non è quello che è</b> il lago Como, bensì<br />
<b>quella che</b> è la cruna dell’ago di Garda.<br />
(Illustrazione di <a href="http://bit.ly/1dQpXMt" target="_blank"><span style="color: #cc0000;">Stefano Baratti</span></a>).</td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><i><span style="color: #cc0000;"><span style="font-size: large;">Q</span></span>uello che è</i> quel ramo del lago di – <i>come dire..</i>. – Como, che volge –<i> in qualche modo</i> – a mezzogiorno, tra due – <i>se la matematica non è un opinione</i> – catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di <i>quelli che sono</i> quelli, vien, quasi a un tratto, <i>ad andare</i> a ristringersi, <i>piuttosto che</i> a prender corso e figura di fiume, tra un promontorio a destra, e –<i> come lei mi insegna</i> – un’ampia costiera dall’altra parte; e il ponte, che ivi congiunge le due rive, par – <i>ma questa è una mia opinione personale</i> – che renda ancor più sensibile – <i>se possibile</i> – all’occhio <i>questa che è</i> questa trasformazione, e – <i>per così dire</i> – segni il punto in cui il lago cessa, e l’Adda rincomincia, per ripigliar poi <i>dopo</i> nome di lago <i>esattamente</i> dove le rive, allontanandosi di nuovo, lascian l’acqua <i>per certi versi</i> distendersi e rallentarsi in nuovi golfi e in nuovi seni. <i>Detto questo</i>, la costiera, formata – <i>diciamo</i> – dal deposito di tre –<i> sempre se la matematica non è un’opinione</i> – grossi torrenti, scende appoggiata a due – <i>né più né meno</i> – monti contigui, l’uno – <i>se la memoria non m’inganna</i> – detto di san Martino, l’altro, <i>se vogliamo</i>, con voce lombarda, il Resegone, dai molti suoi cocuzzoli in fila, che in vero lo fanno somigliare – <i>in tutto e per tutto</i> – a una sega: talché non è chi, al primo vederlo, purché sia di fronte, come per esempio di su le mura di Milano che guardano <i>sostanzialmente</i> a settentrione, non lo discerna tosto – <i>senza se e senza ma</i> –, a un tal contrassegno, in <i>quella che è una</i> lunga e vasta giogaia, dagli altri monti di nome <i>evidentemente</i> più oscuro e di forma più comune. <i>Al netto di tutto ciò</i>, per un buon pezzo, la costa sale con un pendìo lento e continuo; poi<i> dopo</i> si rompe in <i>veri e propri</i> poggi e in valloncelli, in erte e in ispianate, secondo l’ossatura de’ due monti, e il lavoro dell’acque. Il lembo estremo, <i>in qualche misura</i> tagliato dalle foci de’ torrenti, è quasi tutto <i>assolutamente</i> ghiaia e ciottoloni; il resto, campi e vigne, sparse di terre, di ville, di casali <i>e quant’altro</i>; in qualche parte boschi, che si prolungano su per la montagna. Lecco, la principale di <i>quelle che sono</i> quelle terre, e che –<i> va da sé</i> – dà nome al territorio, giace poco discosto dal ponte, alla riva del lago, anzi – <i>ad essere precisi</i> – viene in parte <i>ad andare</i> a trovarsi <i>in quello che è</i> il lago stesso, quando – <i>beninteso</i> – questo ingrossa: un gran borgo al giorno d’oggi, e che s’incammina a diventar città. <i> </i></span></span><br />
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><i><span style="color: #cc0000;"><span style="font-size: large;">V</span></span>eda</i>... Ai tempi in cui accaddero i fatti che prendiamo a raccontare – <i>e non mi interrompa, che io non l’ho interrotta, per Dio!</i>... –, quel borgo, <i>francamente</i> già considerabile, era anche un castello – <i>questo me lo concederà</i> –, e aveva perciò l’onore d’alloggiare un comandante, e il vantaggio di possedere una stabile guarnigione di soldati spagnoli – <i>e a parlare non un è pericoloso sovversivo</i> –, che insegnavan – <i>diciamo così</i> – la modestia alle fanciulle e alle donne del paese, accarezzavan di tempo in tempo le spalle a qualche marito, a qualche padre; e, sul finir dell’estate <i>propriamente detta</i>, non mancavan mai di spandersi nelle vigne, per diradar l’uve, e alleggerire a’ contadini –<i> e qui la questione è politica</i> – le fatiche della vendemmia (<i>sebbene che non glielo aveva mica ordinato il dottore</i>). Dall’una all’altra di quelle terre, dall’alture alla riva, da un poggio all’altro, correvano, e corrono tuttavia – <i>ci mancherebbe!</i> –, strade e stradette, più o men ripide, o piane; ogni tanto affondate, sepolte tra due muri, donde, alzando lo sguardo, non iscoprite che un pezzo di cielo e – <i>abbiate pazienza</i> – qualche vetta di monte; ogni tanto elevate su terrapieni aperti: e da qui la vista spazia per prospetti più o meno estesi <i>(correggetemi se mi sbaglio)</i>, ma ricchi – <i>vivaddio!</i> – sempre e sempre qualcosa nuovi, secondo che i diversi punti piglian più o meno della vasta scena circostante, e secondo che questa o quella parte campeggia o si scorcia, spunta o sparisce a vicenda – <i>e almeno su una cosa siamo d’accordo</i>. Dove un pezzo, dove un altro, dove una lunga distesa di quel vasto e variato specchio dell’acqua; di qua – <i>se è vero, com’è vero</i> – lago, chiuso all’estremità <i>piuttosto che</i> piuttosto smarrito in un gruppo – <i>questo ve lo concedo</i> –, in un andirivieni di montagne, e di mano in mano più allargato tra altri monti che si spiegano, a uno a uno, allo sguardo, e che – <i>sia detto senza offesa</i> – l’acqua riflette capovolti, co’ paesetti posti sulle rive; di là braccio di fiume, poi lago, poi fiume ancora, che va <i>ad andare</i> a perdersi in lucido serpeggiamento pur tra’ monti che – <i>per inciso</i> – l’accompagnano, degradando via via, e perdendosi quasi anch’essi nell’orizzonte. <i>Resta il fatto che</i>, il luogo stesso da dove contemplate que’ vari spettacoli, vi fa spettacolo da ogni parte, <i>su questo non ci piove</i>: il monte di cui passeggiate le falde – <i>e qui concludo</i> –, vi svolge, al di sopra, d’intorno, le sue cime e le balze, distinte, rilevate, mutabili quasi a ogni passo, aprendosi e contornandosi in gioghi ciò che v’era sembrato prima un sol giogo, e comparendo in vetta ciò che poco innanzi vi si rappresentava sulla costa: e – <i>mi cito testualmente</i> – “l’ameno, il domestico di quelle che sono quelle falde tempera gradevolmente il selvaggio, e orna vie più il magnifico dell’altre vedute” <i>e via discorrendo</i>.<br />
<i>Ma voltiamo decisamente pagina</i>.</span></span><br />
<br />
<div class="western">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><b>Manzoni Alessandro</b>, Milano, uomo, 44 yo, single, sì perditempo, no fumatori, sì viaggiare (evitando le buche con acqua). Lavarsi piedi.</span></span></div>
<div class="western">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">Mi piace: leggere, scrivere, far di conto.</span></span><br />
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">Non mi piace: il Manzoni, l’ipocrisia, la falsità, la menta piperita.</span></span><br />
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">Che altro dire di me... Sono una persona solare.</span></span></div>
<div class="western">
</div>
<div class="western">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"> <style type="text/css">P { margin-bottom: 0cm; direction: ltr; color: rgb(0, 0, 0); widows: 2; orphans: 2; }P.western { font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; }P.cjk { font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12pt; }P.ctl { font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 10pt; }</style> </span></span></div>
<div class="western">
<br />
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><a href="http://bit.ly/1p5Eztu" target="_blank"><span style="color: #cc0000;">Saluta a Alessandro c’a manina</span></a>.</span></span></div>
<div class="western">
<br /></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/16342308288825812243noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-613255579134581499.post-62018268789617932592014-07-19T17:48:00.002+02:002014-07-19T18:08:36.991+02:00(Goodbye) Ruby Friday<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://comicomelo.blogspot.it/2014/07/goodbye-ruby-friday.html" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-lAOlLHnAUFw/U8qQHycdkjI/AAAAAAAAA5Y/EmDtvaG2ZQg/s1600/ruby-friday.jpg" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>En attendant Googlebot</i><br />
(Illustration par <a href="http://bit.ly/1dQpXMt" target="_blank"><span style="color: #cc0000;">Stéphane Étienne Bienarmé</span></a>)</td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><span style="color: #cc0000;"><span style="font-size: large;">S</span></span>he would never say where she came from. <br />
Yesterday don’t matter if it’s gone. <br />
While the sun is bright, <br />
Or in the darkest night, <br />
No one knows, she comes and goes. <br />
<br />
<span style="font-size: large;">G</span>oodbye <b>Ruby Friday</b>, <br />
Who could <span style="color: #cc0000;">hang <b>an age</b></span> on you? <br />
When you change with every new day, <br />
Still I’m gonna miss you. <br />
<br />
<span style="color: #cc0000;"><span style="font-size: large;">D</span></span>on’t question why I need to be so free. <br />
I’ll tell you it’s the only way to be. <br />
I just can’t be chained <br />
To a life where nothing’s gained <br />
And all is lost, at such a cost. <br />
<br />
<span style="font-size: large;">G</span>oodbye <b>Ruby Friday</b>, <br />
Who could hang an age on you? <br />
When you change with every new day, <br />
Still I’m gonna miss you. <br />
<br />
“<b>There’s no time to lose</b>”, they heard me say. <br />
“<b>Seal her lips before she gives me away</b>”. <br />
Lying all the time, <br />
She won’t be contented with <b>a dime</b>. <br />
(Ain’t life unkind)? <br />
<br />
<span style="font-size: large;">G</span>oodbye <b>Ruby Friday</b>, <br />
Who could hang <b>an age</b> on you? <br />
When you change with every new day. <br />
Still I’m gonna miss you.</span></span>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/16342308288825812243noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-613255579134581499.post-76254189488101781022014-07-18T16:58:00.001+02:002014-07-30T09:34:32.290+02:00Il paradosso del maggiordomo (non risolto)<span style="font-size: large;">O: se il paradosso del nonno ti fa un baffo</span><br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://comicomelo.blogspot.it/2014/07/il-paradosso-del-maggiordomo-non-risolto.html" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi58F_GQffSo1qhmBFAfvRX0FEpp_5ONyqJ9uKu-psI5quuAPu-9TWPfNdwjHaFEybNB8X7v25FodmxogUlMQZBGZiOFinTSjGGObtPQ4L2MDWLQykz8cFFci1-mGoxChJ9i6-Y-iZKuC_1/s1600/paradosso-maggiordomo.jpg" /></a></td></tr>
<tr align="left"><td class="tr-caption">Quello che potrebbe essere anche un maggiordomo<br />
(Illustrazione di <a href="http://bit.ly/1dQpXMt" target="_blank"><span style="color: #cc0000;">Stefano Baratti</span></a>)</td></tr>
</tbody></table>
<br />
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><span style="color: #cc0000;"><span style="font-size: large;">I</span></span>l <b>maggiordomo</b> (o <b>majordomo</b>) ha sempre un’età ragguardevole, oltre che – in teoria <span style="color: black; font-family: "Times New Roman"; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">–</span> rispettabile. Egli, quasi immancabilmente rappresentato dalle letterature sotto specie (razzistica, pressoché, come a dire ‘sottospecie’) di immondizia, implicitamente comparagonato a una pezza da piedi, esplicitamente trattato come l’ultima ruota del carro armato, accoglie gli ospiti con (in apparenza) fredda professionalità. Li mette subito a loro agio con poche, savie parole. Si fa mutamente carico di cappello e cappotto e – semmai – a domanda risponde. Aliter, se ne sta zitto. </span></span><br />
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><span style="color: #cc0000;"><span style="font-size: large;">D</span></span>iversamente dalla <b>credenza popolare</b> (quella che te tu trovi nelle <b>cascine degli architetti</b> di cui può essere a servizio), questo mancato<b> liberto non si macchia di delitti</b> (<b>omicidi</b>, per amor del corretto dire). Egli è semplicemente il<b> derelitto perfetto</b>. O può apparirlo.<br />
Il maggiordomo, insospettatamente, è alquanto acculturato. Non di rado, egli intrattiene (questione di minuti al massimo, bensintenda) architetti, marchesi, (incontese) contesse, filantropi e consiglieri regionali (dalle risme possibili, qua si pesca a caso e ad istanza) ospiti del suo padrone, con dotte (e mai pisole!) dissertazioni su <b>qualsivoglia argomento</b> di questo mondo che funziona come funziona. Si sa bene come possa arrivare a <b>citare Heidegger</b> (con premessa disambiguante: “Non abiurò mai, si assunse con pienezza le sue responsabilità”): “L’esistenza inautentica è caratterizzata dal ‘si’ riflessivo/impersonale (si fa, si pensa, si crede, ecc., imperante nell’era della massificazione”). A quel punto, l’ospite gli può sputare (liberamente) in faccia, ché il majordomo <b>non si piega</b> e soprattutto<b> non si spezza</b>. Può indugiare in ulteriore silenzio oppure – è sporadico – esclamare: “<b>Gaodé</b> (o gao dé, graficamente staccato)<b> rpeoro ditupà</b>”. In questo caso, per quei pochi che vedessero buio, sta citando <b>Luciano Bianciardi</b> per bocca di un immaginario <b>pisano</b>. L’ospite, per sua e propria fortuna, molto raramente (uno ha estro di dire mai) è pisano, sicché, oltre a non fare una piega, ’un dice ’na spezza (vi aspettavate “’na sega”, vero? Pazzi!... pazzi!).<br />
<br />
<b><br />
Il maggiordomo consegnatoci dalla mitologia cinematografica</b><br />
<br />
<span style="color: #cc0000;"><span style="font-size: large;">A</span></span> questo nucleo, in verità, punta il nostro <b>viaggio al termine del paradosso del maggiordomo</b>.<br />
In centinaia di pellicole prodotte da <b>Hollywood</b> (ma anche frutto della monumentale tradizione britannica di <b>Ealing</b> e <b>Rank</b> – principalmente) eccolo qui il maggiordomo eccellente e antonomastico, il butler sanguepuro: non ci cureremo di Jeeves (sacchi s’è detto e scritto da parte della critica con il c [da immaginare] Maiuscolo, a suggestione squisitamente romantica – nel senso frainteso di “romantico”), né di mostri quali Sir John Gielgud o di più recenti aberrazioni-degenerazioni, bensì, attenendoci ai classici, noteremo che il nostro Uomo, nella norma o quantomeno per statistica, vanta un cognome al plurale (mentre il prenome gli è totalmente estraneo – non perché non abbia ricevuto il battesimo, o almeno non sempre per questa non inverosimile carenza). Egli, di volta in volta e a seconda, può chiamarsi <b>Smithers</b>, <b>Stames</b>, <b>Jennings</b>, <span style="color: #cc0000;"><b>Soames</b></span>, <b>Chives </b>(plagio?), <b>Charles</b>, <b>Saunders</b>, <b>Stevens</b>, <b>Stokes</b>, <b>Ruggles</b>, <b>Smethells</b>, <b>Hastings</b>, <b>Giles</b>, <b>Higgins </b>e via elencando. Rarissime ma documentate le eccezioni a questo regolamento (infatti, piuttosto che regola: si sospetta un dettato alla stregua di <b>Codice Hays</b>): una per tutte, Belvedere (e morta qui).<br />
</span></span><br />
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><span style="color: #cc0000;"><span style="font-size: large;">P</span></span>er proseguire questa disamina, è opportuno adottare il metodo vagamente <b>sceneggiato</b>, diremmo.<span style="color: #cc0000;"><span style="font-size: large;"> </span></span></span></span><br />
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><span style="color: #cc0000;"><span style="font-size: large;">V</span></span>eh: poniamo che il <b>consigliere regionale Augustus Skinbierborough</b> (presidente Commissione pari opportunità della volpe – ma solo a caccia in atto) vada a far visita a un suo vecchio compagnone <b>architetto</b>, la cui moglie è inopinatamente venuta meno in una nottata di tempesta, fulmini e saette. La poveretta l’hanno trovata sgolata in letto. Impressionante. Ma niente dettagli, ché non siamo in saga.<br />
(Le forze di legge e ordine sono già presenti sulla scena dell’ad ogni parvenza crimine, bellamente epitomizzate nella persona dell’ispettore o commissario o tenente o sia quel che sia XY. Il quale, accorto e più che postmoderno, mica perde il suo tempo a sospettare il servo domestico).<br />
Allo scampanar dall’uscio, poniamo <b>Soames</b> (il nome che ci è più simpatico, non sappiamo a voi) provvede ad aprirlo, per trovarsi di fronte l’uomo politico. Il quale, a stento guardandolo il muso, gli affida in custodia cappotto e cappello (l’ultimo, poniamo, ancora, che l’abbia indosso); ma anche ombrella, questo è certo: fuori sgoccia tuttavia, pur essendosi il diluvio nella sua sostanza esaurito. Creando a bella posta un buco narrativo (che, lo sappiamo, ti mette a disagio), saltando il grave incontro con l’architetto di fresca vedovanza, nonché l’essenziale vis-à-vis col poliziotto, immaginiamo che lo Skinbierborough, nel misurare a lunghi e desolati passi l’area di prima accoglienza della cascina (ridondante di oggetti vani, alcuni brutti e altri orribili: pignatte di rame impiccate ai muri istoriati di finte teste di finte volpi – quante notti lui e l’anfitrione trascorsero insonni a discutere della questione, mai trovando – come diceva, in totale errore, il Capo Commissione – un “punto di caduta” comune. E ben due credenze), avanti indietro per via dell’ansia, e della mestizia, estragga d’un tratto un toscanello, solo per realizzare di non aver di che accenderlo. Lo previene il buon Soames con un affarino orrendo, ma efficace. Curiosamente, il benservito, in prima battuta lo ringrazia e in seconda, finalmente fermando gli occhi sulla presenza alla Vita del maggiordomo, gli chiede (“come casualmente”, scrivono gli scrittori certificati – e non possiamo che dar loro ragione, merito): “Ma lei, Smithers, mi dica un po’: da quanto tempo dipende dall’architetto?” </span></span><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">–</span></span> giacché ha l’impressione (già altre volte avuta, ma “come casualmente”) che l’individuo sia in avanti con l’età (molto, magari troppo).</span></span><br />
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"> La sceneggiatura indica che l’episodio si svolge nel 1989, perciò: “Ho il privilegio di prestare la mia modesta opera presso la Famiglia dell’architetto a partire dal 1946, poco dopo l’entrata in vigore della Repubblica”.</span></span><br />
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"> (Già mentre stilavamo questo resoconto, ci si punzecchiò: “Ma dove ha luogo questa storia? In Italia? Fattispecie Toscana? Se sì, com’è questi nomi di sapore anglosassone?” E pronti replicammo [non avendo dato bada al buco]: “Esattamente in Toscana, dove le <b>cascine</b> e i poderi a proprietà <b>britannica</b>, specie <b>inglese</b>, hai voglia. Si pensi allo Stingo di santo”. E pure questa era fatta).</span></span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"></span></span></div>
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://comicomelo.blogspot.it/2014/07/il-paradosso-del-maggiordomo-non-risolto.html" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-77syYwJQ16Q/U8lUYwPjhYI/AAAAAAAAA5E/m88_tigyrs8/s1600/cascina-architetto.jpg" /></a></td></tr>
<tr align="left"><td class="tr-caption">Quella che potrebbe essere una cascina per/da architetti,<br />
meno toscana che umbra (maleficio del dubbio).<br />
(Illustrazione, sempre, di<a href="http://bit.ly/1dQpXMt" target="_blank"><span style="color: #cc0000;"> Stefano Baratti</span></a>).</td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"> <span style="color: #cc0000;"><span style="font-size: large;">S</span></span>oltanto a domanda data precisa, pertinente replica, Soames si vede costretto a sottolineare che il suo nome non è Smithers.<br />
“Smithers… Soames… vi chiamate tutti uguali voi...” s’annoia il consigliere regionale. Ma immediatamente, casomai avesse sbagliato tono: “Oh, mi scusi, non intendevo… ma comprenda… questa disgrazia…” – “Disgrazia?” s’interroga da un angolo dove ripassava la superficie di una credenza fine fine l’investigatore – “... la tensione… la pioggia, il temporale, anzi...”<br />
Certo che lo capiva, eccome, significa il lieve moto del capo – di Soames.<br />
Skinbierborough, mentre che tira ed esala, straziandolo, il toscanello, intanto calcola – che non è il suo mestiere, ma s’impegna, perché vuole vederci chiaro: quanti anni avrà il maggiordomo? Mettiamo che nel 1946 ne avesse avuti…<br />
<span style="color: #cc0000;"><span style="font-size: large;">Q</span></span>ui, un’altra brutta notizia: ci telefona un aiuto-sceneggiatore, un raccomandatoci, fresco di quelle <b>accademie mica sempre utili</b>. Ma tant’è. Osserva: “Ci sarebbe questo consigliere regionale… Della Regione Toscana?… con nome inglese pure lui?...”<br />
Ach so, diciamo noi. In castagna netta. Va be’, poi mettiamo a posto, è solo una traccia, questa. E gli facciamo una certa impressione. Quella che, coda di paglia, suona a lui, a causa della corsia preferenziale che occupa ecc. ecc.<br />
Skinbierborough, infine, calcola un certo numero. Rivolgendosi ancora al maggiordomo: “E in quali circostanze venne assunto?”<br />
“Papà serviva da lunghi anni” – ma chissà lunghi quanto – “la Famiglia dell’architetto – anche mamma – quando essa risiedeva in città. La cascina venne dopo”.<br />
“Ah, capisco… Pertanto lei...”<br />
“Alla sua morte, di papà, lo rilevai, bontà del padre dell’architetto. Ed eccomi qui”, che anche il padre faceva l’architetto. E, ugualmente, soffrì, nel ’45, la perdita della moglie, che morì con violenza. Sgolata.<br />
In quella particolare circostanza – benché si sospettasse dei partigiani, che però risultarono estranei – l’aftermath passò via analogo.<br />
Quella mattina, un tale di campagna, <b>Aspen Clevermont</b>, possidente, si precipitò sul luogo del fattaccio, in città, accolto a palazzo dal maggiordomo Soames (padre). Col quale scambiò qualche parola. Venendo a sapere che il vecchio serviva la Famiglia dal <b>1909</b>. Prima di lui, il padre suo – dal <b>1858</b>. Si sarebbe potuto rimontare sin quasi al <b>XVI secolo</b>, scoprendo che in quegli intervalli di tempo i rispettivi figli non facevano nulla di notevole a questo mondo che va come sappiamo.<br />
</span></span><br />
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><span style="color: #cc0000;"><span style="font-size: large;">S</span></span>iamo così in prossimità del nucleo, consistente in un semplice interrogativo-ipotesi: se – come da cinematografia – il maggiordomo che, nel frangente uguale a data XX/YY/ZZZZ, accoglie l’ospite ecc. si rivela sempre d’età sensibilmente avanzata (cioè idoneo a un meritato ritiro – retribuito, s’intende), qualora l’episodio che ce l’ha reso noto si fosse verificato, diciamo, una quindicina d’anni prima, allora, noi, avremmo allo stesso modo incontrato un uomo anziano, il quale ci avrebbe informato essere a servizio del suo padrone da un numero di anni uguale a quello dichiarato dal suo predecessore (ed eventualmente, ma anche ad un tempo, successore)?<br />
Sinteticamente: perché nei film (insistendo su quelli dell</span></span><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">’</span></span>età dorata) non si dànno maggiordomi trentenni?<br />
<br />
Il paradosso del nonno può anche farci un baffo.</span></span>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/16342308288825812243noreply@blogger.com7