giovedì 24 luglio 2014

L’uomo particolarmente cattivo

L’uomo particolarmente cattivo
Un tirapiedi veglia sull'incolumità dell'uomo
particolarmente cattivo.
Redattori di Chi l'ha visto indicano in questa figura ambigua
una delle possibili sembianze assunte dall'AntiCristo
o dall'Anti-Bugs Bunny.
(Illustrazione di Stefano Baratti).
L’uomo particolarmente cattivo è riconosciuto pressoché universalmente come tale, nella misura in cui quasi tutti sanno distinguere la cattiveria dalla bontà, ovverosia il male dal bene – anche con, rispettivamente, la “m” e il “b” maiuscoli.
L’uomo particolarmente cattivo misura 131 cm in altezza, pur non essendo affetto da nanismo. Ne può costituire una prova il suo avere prestato servizio militare presso i Granatieri di Sardinia (quelli dal motto “tante sighe, poca frinia”), ancorché come addetto di führeria, nello specifico incaricato di stilare le tormentate liste concernenti le punizioni da somministrare a lavativi e a sospetti imboscandi. Con tanto impegno e fantasia assolse a questa incombenza, da meritarsi, negli ultimi tre mesi di naja, il privilegio di ideare castighi corporali e spirituali di rara crudeltà ed efficacia.
L’uomo particolarmente cattivo ha un volto tanto curioso quanto fuorviante: in un ipotetico mondo popolato da Bugs Bunnies, esseri proverbialmente carichi di simpatia, egli potrebbe essere considerato l’Anti-Bugs Bunny, così come noi delle civiltà occidentali a radici cristiane vantiamo, temendola, la controversa figura dell’AntiCristo. Ma di questo infame spettro – poiché “chi l’ha visto?” – non si può asserire con certezza che sfoggi due incisivi cunicolari. Né che sorrida mutamente nel compiere una malefatta, o, specialmente, dopo averla compiuta. Che invece è tratto distintivo primario dell’uomo particolarmente cattivo: le sue vittime, in prima battuta lo trovano simpatico, in seconda realizzano che è troppo tardi per ogni cosa, che esistere è doloroso fino all’ingiusto, che meglio morire e tutta una serie di cupi azzardi da melanconici.
Stando a un’opinione diffusa, e ingrassata dal detto deandreiano, uno come lui sarebbe una “carogna di sicuro” per avere “il cuore troppo vicino al buco del culo”; ma questa illazione-accusa non ha fondamento: abbiamo già premesso come, a dispetto della modica statura fisica, la microsomia (in senso clinico) gli sia aliena.
Non è affar nostro indagare sull’eziologia della sua malvagità. Anzi, cattiveria. Esponiamo per conoscenza i fatti, alla stregua di giornalisti su da bravi. Ma non siamo giornalisti, questo ci teniamo a sottolinearlo, con quella forza infusa dai blogger paranoici nei loro indiscriminanti disclaimer, laddove essi paventano l’avvento, agli albori del giorno, di qualche forza speciale (marines, teste di cuoio ecc.) che, dopo lo spavaldo assalto, resili inoffensivi con camicie costrittive, provvede successivamente alla chiusura della loro fonte di sussistenza.
Inoltre – altra importante sottolineatura ed evidenziazione – voi che ci leggete (le statistiche ci dicono che siete milioni) ci siete testimoni che non è nostra intenzione urtare i nani, ma semplicemente stigmatizzare uno o più attimini quanti ci pare poter far cadere nella categoria degli uomini (con la “u” maiUscola) particolarmente cattivi.
L’uomo particolarmente cattivo, con tutto il suo sorriso smagliante, conta numerosissimi detrattori, lo scopo della cui esistenza è detrarlo dalle spese, un progetto destinazione eternità fallimentare. Precedendoli (grazie ai servigi di addestrati tirapiedi ed esperti spioni), egli li detrae dal mondo annichilandoli in tempo utile. Quella che segue è una rivelazione shock (usiamo questo vezzoso sintagma di fresco conio ma già largamente in auge fra gli amici giornalisti), ma disgraziatamente vera, benché non – ai fini penali – comprovata: si ha ragione di credere che l’uomo particolarmente cattivo abbia fatto assassinare le sue prime sei mogli per il gusto di eguagliare il primato detenuto dallo scismatico (forse anche scisso) Enrico VIII re d’Inghilterra e di Erin, odiato perché notoriamente misurava 131 cm – solo in larghezza: 180 ca. in altezza.
Un appello: mettete in guardia l’eventuale settima.

L’uomo particolarmente cattivo, nonostante tutto, si dichiara (ed è) un soggetto democratico e rispettoso – oltre che promotore dei valori – della Costituzione. Egli, a riprova che ciò non è favola, ogni 25 aprile, 2 giugno e 27-30 ottobre, espone ai balconi più vessilli dai tre colori: bianco, rosso e verde nei giorni d’autunno, con però bleu in lieu del verde in quei due di printempo.
L’uomo particolarmente cattivo – a momenti ci dimenticavamo di precisarlo – è un capace e ardito intraprenditore. Sua non troppo occulta ambizione è diventare, un giorno, più famoso di John Lennon (e sappiamo cosa ciò sottintenda) e più benemerito dei Giovanni Agnelli. Perché il piano s’inveri, è necessario agire freneticamente, stringendo patti e alleanze di contorni alterni, chiudendo gli occhi su compromessi avventati, trascurando inutili calcoli preventivi. L’audacia gli ha consentito, in pochi anni, l’avviamento di decine d’intraprese e l’imbarco in inevitabili avventure, in forme variegate.
Alla luce dell’iter e della routine contraddistinguenti di volta in volta le iniziative (l’uomo particolarmente cattivo inaugura una data attività; assume decine di padri e madri di famiglia, legandoli al suo destino con un contratto scritto in piccolo piccolo, più in piccolo che le giuste precisazioni-minaccia bancarie e/o delle compagini di sicurtà; presi sui nervi e per bisogno, i futuri dipendenti [meglio: collaboratori] non sprecano tempo nel tentare di decrittare quelle parole incise su capestro, e si mettono al lavoro, pieni di buona volontà, di speranza in un avvenire migliore per sé e per le loro proli, illusi trattarsi d’un segnale di ripresa finalmente fattosi carne secondo le preveggenze degli economisti, un preannunzio di quella famosissima luce là dove ha fine la galleria, di – a tanto ammonta la loro credulità-disperazione – un indizio messo lì a bella posta, e con sapienza evocativa platonica, dalla provvidenza sociale. Ma, scadute le prime tre settimane e mezzo, l’uomo particolarmente cattivo dichiara fallimento e lascia tutti quanti con un palmo di naso), si è sparsa la voce che questa creatura in 16° sia affetta da turbe in testa – piuttosto che da cattiveria, o malvagità. Si è sparsa perché il coraggioso columnist di un foglio locale di proprietà del piccolo-grande errore, dicendosi forte di prove inconfutabili (e rassegnato al licenziamento), ha rivelato, in articolo definitivo, testamentario, mortis, il suo padrone essere – con alto numero di probabilità – un minus habens. Oltre a ciò, il giornalista ha fatto circolare la registrazione di un colloquio fra l’uomo particolarmente cattivo e un professionista del settore turbe al capo, il quale – pare certo – lo ha avuto (e lo ha,  ancora per poco) in cura. Ascoltando il compromettente reperto, si può riassumere tanto:
il pericoloso incrocio di psicologo e psichiatra, rassicurato dai generosi “pagherò” esibiti dal paziente, diagnostica: “Lei non è cattivo: è soltanto indisposto”. Dopodiché gli prescrive, anziché,  come logica e tradizione vorrebbero, la dolce euchessina, uno psicofarmaco, di recente introduzione, a effetto contrario: nella fattispecie/sottospecie – come la generalità degli antidepressivi, affamante – con aumentati poteri astringenti.
L’unico possibile riscontro – conclude l’indagine dell’ardimentoso giornalista – al più alto desiderio espresso dall’uomo particolarmente cattivo, il quale, consapevole che nulla al mondo lo avrebbe elevato al metro e 80 di Enrico VIII, si sarebbe parzialmente consolato, eccedendo nell’alimentazione e frustrando volonterosamente la fase ultima che ne segna il ciclo, fino a uguagliare il sovrano e superarlo in larghezza alla vita.

C’è un episodio, suddiviso in due parti, la prima delle quali può essere scambiata (è umano) per “momento di lucidità” da parte dell’uomo particolarmente indisposto.
A seguito di uno dei tanti pasticci combinati, una delegazione di accomiatati senza giusta causa, su suggerimento del di lui avvocato (“tanto non hanno letto il contratto”, è il suo mica da ridere argomento), ottenne udienza dall’uomo particolarmente cattivo (o indisposto). Erano decisi, questi padri di famiglia, a inchiodarlo a certe sue responsabilità. L’anfitrione stette ad ascoltarli, ignorando finanche i mille squilli generati da tirapiedi previo accordo. Si mostrò sinceramente interessato ai loro discorsi studiatamente fermi, alle loro rivendicazioni di stampo democratico, alle loro lamentele vuoi anche ricattatorie (figli da mandare a scuola, bollette da pagare, mettersi nei nostri panni ecc.). Per un  attimo, anzi, credettero gli ex dipendenti (o collaboratori, ma comunque ex) di star sul punto d’averla avuta vinta e dunque liberarsi dell’infamante marchio, ex, per l’appunto.
Questa la prima parte.
La seconda.
L’uomo particolarmente cattivo/indisposto sviluppò un rossore da parere un vasto eritema, quel rubizzo malato dei bevitori irredimibili, ché le gote ne tremarono come collateralmente; gli incisivi sembravano battere assurdamente l’uno a indispettire l’altro, prima che sugli apparenti decidui della dentizione inferiore (semplici marci per incuria – il giornalista sopra, malignamente, sostiene per natura). Cercava – era evidente a tutti i presenti – un alito per i pensieri, ma trovò salivette, che sputicchiò soffrendo chissà quale sentimento di vergogna.
D’un folle improvviso, ritornò con onnipotenza a sé. Diede l’indispensabile retta al richiamo di un fisso con le parole: “Ora sono impegnato”. Sdegnò un mobile.
Guardò l’avvocato suo, l’avvocato lo guardò, senza nemmeno azzardare sottecchi da briscola. Pertanto l’uomo particolarmente cattivo non vide altra soluzione che esprimere ai delegati: “Anche voi, però…” congedandoli poi con il gesto dell’ombrello.

C’è un altro episodio ancora, non meno dibattuto.
Tempo fa, all’uomo particolarmente cattivo, gli morì, d’una di quelle classiche disgrazie sul posto di lavoro, un collaboratore ancora nel fiore degli anni, un giovanottone buono e allegro, in vita appassionato di calcio, che praticava per diletto dando anima e corpo in una squadretta locale. Lui si presentò nella camera ardente appositamente allestita, dove la madre del ragazzo, straziata, persisteva nella tipica domanda che, vanamente, sogliono fare fra i singhiozzi le madri in questi casi. “Ma perché…. perché… Perché?...” Tutti i parenti, amici e conoscenti, a sfilare e a consolarla: “Coraggio, coraggio…” accompagnando l’esortazione (quasi un ordine) con un gesto simbolico, un tocco di braccio sulla spalla alla luttuosa, uno sfiorare di carezze, o mani tue fredde nelle mie tiepide e, infine, se hai bisogno di qualcosa.
Anche l’uomo particolarmente cattivo, su sincera indicazione del suo avvocato, si avvicina alla madre mutilata del suo creato. Non che le metta una mano sulla spalla, ma le presenta, con un consiglio, una verità: “Coraggio… Ora suo figlio dorme con gli angeli”.
La donna, senza nemmeno vederlo, prosegue incontenibile, urla indeterminatamente: “Ma perché?... Perché?...”
Per un istante tramutandosi in uomo particolarmente buono, si corregge: “Anzi, al fianco di Giacinto Facchetti”. Ne è certo.


Il celebre Congedo di un padre di famiglia
(dettaglio).
(Già in pinacoteca personale dell'uomo particolarmente
cattivo.
Attualmente sotto sequestro conservativo).

CORRELATO: Il signor Udo






2 commenti:

  1. oggi nun ce sto con la testa, me fai sloga' er cervello.
    comunque al
    "più famoso di John Lennon (e sappiamo cosa ciò sottintenda)"
    mi hai fatto fare una grassa risata.
    Cordialmente,
    One in a million

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