domenica 26 ottobre 2014

Bᴉɔʎɔlǝ ɹɐɔǝs


˥ǝodolp ɐup ˥ǝodolpɐ Qnǝǝusqoɹo-ɯǝ ɟᴉuɐllʎ ɯɐʞǝ ᴉʇ˙
I ʍɐuʇ ʇo ɹᴉpǝ ɯʎ qᴉɔʎɔlǝ'
I ʍɐuʇ ʇo ɹᴉpǝ ɯʎ qᴉʞǝ˙
I ʍɐuʇ ʇo ɹᴉpǝ ɯʎ qᴉɔʎɔlǝ'
I ʍɐuʇ ʇᴉ ɹᴉpǝ ᴉʇ

upside down.








Prossime imprese di Leopold e Leopolda Queensboro-me:

prendere la chiavetta USB e metterci dentro un giradischi;

prendere un gettone e chiedersi "Dove metto il sifone?";

prendere un sifone e chiedersi dove metterselo.

Buon lavoro, L. & L.!
 

Amour fou (Amor amorfo)

“So che hai nascosto le foglie morte sotto il tappeto, amorfo!”

Genti ben vestite,
in varie locazioni,
si danno bei bacìn.
Poi viene la sera,
feuilles mortes,
lacrimìn, ventolìn,
 
piovaschìn e neviskin.
Un caminètt, forse
qualche bacètt,
e poi scupètt.
Che ci vuoi far… così è la vie…
Si può sempre finir fra le sgrinfie di un
amour fou.

Mami dà di buzzo
buono; papi ha un dito puzzo
(parlo di tanti anni fa).
Poi veniva sera,
Lei fa “No!”
Bloccano.
Lui va ca’ e si arrangià.
Caso tragìck, forse…
ma verydick,
(capisci a mich…).
Che ci vuoi far… ’coz y est la vie…
Si può sempre finir fra le sgrinfie di un
amorfo.

Oggi vesti trendy,
fai casini orrendy,
ma sai quello che vuoy.
Poi viene la sera,
chiariscì,
lei fa: “Sì!”
(Siete entrambi modernì).
Fuori di voi, forse…
ma chi lo sa
quel che avverrà?
Che ci vuoi far… così è la V…
Si può sempre finir fra le sgrinfie di un
amourfo.




domenica 19 ottobre 2014

domenica 12 ottobre 2014

Diario di bardo

David “Ziggy Duststar Duca Dica” Bowie alza il braccio e, già che c’è,
il gomito
Sabbie mobili e polvere di stelle

Un caso notevole di fantasia de li nervi


Questa canzone (Quicksand, ndr) è sia esistenzialista che thelemitica. Sono anche d’accordo con l’idea del processo di pensiero ciclico del cantautore. Questa canzone descrive la lotta di Bowie con nuove idee thelemitiche nel tentativo di riconciliarle con le sue convinzioni passate.

L’intera prima strofa è un evidente riferimento a Crowley e all’orrore della meta finale dell’insegnamento thelemico: per rimuovere ogni residuo del proprio ego e ridurre la psiche di prima a iperconsapevolezza, poi inconsapevolezza, poi ri-consapevolezza, attraverso un processo che può essere unicamente definito come “attraversamento dell’Abisso”. Si tratta di un processo non dissimile discesa in schitzofrenia (sic, ndr) (e anzi, si sa di alcuni thelemiti che dopo aver tentato di conseguire l’obiettivo finale sono viceversa impazziti), ed è perciò comprensibile che ne fosse (B.) spaventato.

L’idea di “un mortale con il potenziale di un superuomo” è totalmente thelemica. I thelemiti ritengono che ogni uomo e ogni donna possano diventare un dio (o dèi), purché in grado di disciplinare adeguatamente la mente e attraversare l’Abisso.

Il refrain (o ritornello, credo si dica) pare essere una sorta di contrappunto a questo pensiero. (Bowie) dice a se  stesso che non è il caso di darsi tanta pena (nel senso di preoccuparsi), che tanto, dopo la morte, tutto andrà a meraviglia. Eppure continua a contemplare, e a preoccuparsi circa lo stato e le potenzialità della sua anima, e il ciclo continua. Ecco dunque come egli affonda nelle sabbie mobili (Quicksand, ndr) del suo pensiero, affollando milioni di pensieri nella mente, zangolandoli, finché riesce a malapena a tenere la testa in superficie.


È indubbio ch questa canzone è una summa dei principi fondamentali dell’esistenzialismo (e come no, ndr) –  negazione di Dio, l’imprescindibilità, da parte dell’individuo, dalla Scelta (negazione del libero arbitrio? ndr), l’isolamento cui sono condannati quanti cercano di rendersi indipendenti dalla Società; il senso fondamentale della ricerca umana (se afferriamo il concetto, ndr) è quello di dare un significato complessivo alla vita (ammappate, ndr). In sostanza, Bowie canta con calma rassegnazione il fatto che la vita è una spirale verso il basso – o una vasca (“vat”: IVA?, ndr) di sabbie mobili – e il tutto culmina nella realizzazione del fatto, al momento della propria morte, che tutto è stato privo di senso. (...)

CONTINUA


venerdì 10 ottobre 2014

The Front Page: marsiano sbaglia un commento


9 ottobre 2014, ore 05.21



marsiano (con l’emme MINUSCOLO), commentatore e commendatore unico di questo blog with dirty lips, posta un ardito commento a un post intitolato “Si potrebbe cantare? ma il cui senso intimo è dato da una selezione di “tiny urli” con i quali si segnala il meglio della critica espressionistica espresso dagli impressionanti critici – bimbe e bimbi cresciuti ad amuchina e a uno (1) di numero malinteso film con Douglas figlio, e il cui sviluppo prosegue ora con la dolorosa accettazione (non in quel senso!...) del daimyo Frenzy –  di un noto sito dedito alla vendita, fra l’altro, di libri che spiccano al mondo infame per la loro bruttezza oggettiva (“libro carinissimo”, “bellissimo”, l’ideale per “un pomeriggio piovoso”, libro che si legge “tutto d’un fiato” e simili; De Benedetti e Croce allo stato puro, insomma).

Ma ecco, come d’abitudine, l’arguto (sopra si diceva “ardito”) commento di marsiano, il quale sceglie anche stavolta il cimento (termine che, fra queste parentesi, gli garba notevolmente) con i giochi di parole. Non pago del “tiny urlo di Tiny Dallara”, si espande (o si allarga) in “"invece di un "tiny urlo di Tiny Dallara" e' piu' carino un "urlettino etc."” (la ridondanza di virgolette è qui inevitabile).

Il gestore del blog – che qui chiameremo “doubtwater”, anche se dalle immagini (e dal susseguente botta e risposta) si rivela la sua identità – è pronto alla replica, che giunge alle 05.22 dello stesso giorno:

“carinissmo, vorrai /vorrò dire...” (il refuso, per altro, costerà caro anche a doubtwater).

marsiano pare digerire il benevolo rimbrotto, ignorando tuttavia che la stampa forcaiola e gossipara gli sta alle costole, tant’è che alle ore 08.44, con una missiva elettronica disperata, comunica privatamente a doubtwater che è “troppo tardi, si e' gia' sparsa la voce”, allegando la seguente copia photogimpata di quello che in realtà è il “Chicago Examiner” (che ci vuole a trasformare “Chicago” in un anonimo “City”?):


Per dovere e onestà di cronaca, va detto che, fatta la bravata, nel frattempo marsiano ha tentato ruffianamente di far correggere il commento (“dai, correggimi tu il commento, uffa...”, ore 07.06, ecc.) allo stesso doubtwater, il quale, in osservanza dell’etica bloggara, naturalmente non s’è lasciato corrompere.
Ciononostante, fingendo di stare allo sporco gioco, doubtwater attribuisce lo scoop a Hildebrand “Hildy” Johnson, verosimilmente plagiato da Walter Burns.

Alle ore 08.49, a una seconda email contenente il laconico “sono rovinato”, marsiano allega una seconda presunta testimonianza della persecuzione di cui è vittima da parte della stampa forcaiola: un’altra photogimpata, stavolta di una non ben definita “Repubblica”:


La dura replica di doubtwater è: “che repubblica è? dela [sic] linea gotica?
La prima controreplica appare nervosa, e citarla non farebbe giustizia alle seconda, ben più brillante e degna del suo senso dell’umorismo: “e' una repubblica del fagiolo con le gotiche” (ore 12.40).

(Intanto il dibattito fra i due prosegue sulla pagina del Comicomelò. Ma marsiano, come la ruggine, non dorme).

Parrebbe dunque arrivato il momento della distensione, ma doubtwater, ad attenta analisi della prima pagina della “Repubblica (del fagiolo con le gotiche)” rileva una svista mostruosa. Perciò, in forma privata, ma crudelmente, scrive al suo corrispondente: «Hildebrand “Hildy” Scalfari sbaglia clamorosamente concordanza sulla “Repubblica del fagiolo con le gotiche”. Walter Burns non glielo perdona» (ore 13.29).

Alle 13.57 la tremenda rivalsa di marsiano (testo falsamente solidale “questi diavoli di gossippari”):



E lo scambio continua nel pomeriggio (saltiamo le ore, se no si diventa pazzi: dovete accordarci fiducia): doubtwater: “stampa forcaiola”; e marsiano, con leggerezza calviniana: “se ne accorsero, ma troppo tardi per correggere, ormai era gia' nelle rotative”; e ancora “in realta', in seguito a psicanalisi di Lazzul, si scopri' essersi trattato di clamoroso lapsus lazzuliano, insinuante che solo un visitatore su un milione potesse visitare quotidianamante (sic) quel sito” (marsiano, infatti, come si apprende dalla viva lettura dei commenti blogghici, teme i milioni di visitatori che fattoquotidianamente fanno ressa alle porte del comico melò per dire la chissenefottibile loro, ma noi non gli si apre: si preferisce appunto il commentatore e commendatore unico); “forchettaiola” e “del resto bisogna pure magna'”, insiste marsiano sempre in riferimento alla temuta stampa. E, se pensiamo al diavolo a otto fatto da Hildy e Walter intorno a quel disgraziato di Earl Williams, non ha esattamente tutti i torti dell’universo.

E così – come dice ille De Gregori – la sera è già notte.
Ritorna infine la serenità – come dice invece il Gigante Pensaci Tu.

marsiano inaugura una divertente monografia sul tema del vomito (del tennista, curva a, vomitolo di lana, farsi largo a vomitate, che – col suo di lui permesso – forse un giorno… non pubblicheremo! ah ah ah, beccati questa!).

Stamattina, 10 ottobre 2014, alle ore 04.25, dopo aver lottato per almeno 10 ore con tutti i giganti della valle al silicone senza trovare una risposta sensata a certe questioni di plugins, doubwater – sbagliando per altro il proprio account d’invio – non può che ricorrere a marsiano. Qualche secondo dopo, tutto finisce in un trionfo.

In fondo marsiano è più Johnson/Lemmon che Burns/Matthau. Magari un bourru bienfaisant? No, impossibile!
C’è però da augurarsi che non regali mai una cipolla d’oro a doubtwater.


Intanto il post Sofia Loren ipsum langue desolato.

giovedì 9 ottobre 2014

Sofia Loren ipsum


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Donec… donec sumus, ultra gambas est plus (bibendum ex ante), at hendrix vehicula a Sophia Loren malesuada vehicula (et daje!) sem nec “polentesque cafeneroque” (sic Piau murmurabat).


Nulla tristique quis augue in finibus. Aliquam varius purus Miguel sum semper mi. Mauris posuere, Maximilianis vel auctores condimentum, Sofia Loren, scicolo a tota mancina, purus feugiat, victor de sica vitae libero, attamen de curtis in toto non est disputandum, nec commodius petrus de vico. Quisque id diam elementum, sagittis ipsum et, porta cineris. Nulla ut odio vitae quam rhoncus faucibus. Nullam venenatis lacinia est vicinia sed iapan est lontan ac clementium mastaella.

Nunc eget erat vel orcu tristique porta. Duis imperdiet tempor erat sed consequat (de novo…). Praesent sit amet zappa risus in ore stultorum abundat deficitque uno tempore. Cras sit amet dignissim lectus. Sed fringilla vehicula vulputat, porttitor eu ante. Vivamus egestas mauris non enim pharetra maximiliani, ac grhoncus einaudit, nisi cursus leone per tini ad turcum neapolitanum usque tandem mactarillam. Sed est modem in rebem risus et bisus temporis.
Morbi et orbi, libero punctum it.

... Si potrebbe cantare?

(tiny urli)

 

http://tinyurl.com/njmz9eh

http://tinyurl.com/p4kr455

http://tinyurl.com/pcyq2g8 

http://tinyurl.com/kb9pa69

http://tinyurl.com/mxd59x9 
  


Ultimissima: marSiano (con l'M minuscolo e l's MAIUSCOLO), commentatore e commendatore unico di questo blog with dirty little lips, ci segnala un
urlino






Lasciate che urlino (volete?)

Volete? Cantargliele e suonargliele?
Dài, il vostro urlino-urletto qui sotto... eddài! e che vi costa? Nemmeno € 0,89...



Extry, extry, read all about it!

Questa poi! (anzi: testè!)

Hildy Johnson la fa in barba a Walter Burns (e per giunta photoscioppa cassando “Chicago”). Che scopo!...
marsiano è finito. Incassando,  porta a casa
(il giornale, che ha pagato, pure...)

Ma non è finita qui, tutt'altro ►

mercoledì 8 ottobre 2014

Quattro cose per strada

Sic transit Sedan mundi.
La prima è una borraccia di guerra, della guerra quindici-diciotto, piena di buchi, con annidate robine verminose, pus, liquidi giallognoli, ricca di sbrindellature, squarci, sbreghi ruggini, con un cartellino “gratis”. Tu la raccogli, la cacci in saccoccia, nel farlo ti procuri una varietà di tagli e ferite gravi. Se non andiamo errati ti verrà il tetano (e diverse altre malattie). In capo a una settimana crepi tra sofferenze che nessuno ti ha tuttavia augurato. La tua famiglia di fa un funerale da 18.000 euro, con bara e accessori acquistati da un’impresa di pompe funebri da decenni sotto l’occhio vigile e sospettoso del maresciallo Topponi della Tributaria. Che non ha prove.

La seconda è una tagliola per vampiri, con due cartelli: il primo dice “a gratis”; il secondo “infilami una gamba o, preferibilmente, la testa”. Tu, fatta la tua scelta (opzione 2), esegui. I cocci non sono manco tuoi.

La terza è una manifestazione del 1° maggio (chissà di quale anno, ma mettiamo 2014, massimo 2015). Anche qui i cartelli abbondano. Ma nessuno reca la dicitura “(a) gratis”. La cosa ti puzza. Ti avvicini a uno che ha tutta l’aria di essere un syndicalista. Ti puzza pure questo, ma solo finché non gli scorgi appeso al collo uno di quei cartellini che loro di solito portano appesi al collo, typo Bertinotti. Bene, pensi, è già qualcosa. Gli chiedi, a sto typo: “È gratis sta manifestazione?” Lui, con la bocca piena di porchetta, si fa in qualche modo capire: per forza, dice. Il 3 maggio, membro della fiumana, arrivi al Mar Rosso. Che però non si apre. Un syndicalista di Hamelin, a un certo punto, fa: “Voglio proprio vedere”. Entro un minuto, infatti, dalla superficie del mare emerge un cartello excalibur. Dice “gratis”. In 10.000, te compreso, vi buttate a mare, facendo la fine dei topi.

La quarta è un ebook kindleRewindle kdp-ombo ammazzate oh, che reca un’etichetta “€ 0,89”. Lo compreresti volentieri, ma sei già morto tre volte. Perciò non ti meriti l’appellativo di pidocchio pitocco che ti sputa addosso un passante scavalcandoti.

Quattro cose per strada e: la spada è già cappa, la cappa è già piombo. Ma…
Se ci fosse la luger… ah…

domenica 5 ottobre 2014

Giallo in maschera

I libri del doppio professore
© 2014 Mauro Pascolat

Stando alla consolidata tradizione, a Carnevale ogni scherzo vale, ma quello di cui rimane inizialmente vittima uno dei protagonisti di questa storia, nel volgere di poche ore assumerà i contorni di un mistero che finirà per riguardare un’intera comunità. A partire dall’evento paradossale che pare esserne all’origine – e considerati gli elementi letteralmente “inediti” che lo distinguono –, poco a poco prende forma il sospetto che lo sconcertante fenomeno sia destinato a travalicare i limiti di una burla carnevalesca, nel momento in cui i suoi effetti dilagano nell’opinione pubblica al punto che questa ne percepisce l’inverosimiglianza come invece qualcosa che rientra in un quadro di perfetta normalità.
Una singolare coppia di detective, di fronte all’inspiegabile e inarrestabile diffondersi di una sorta di “follia collettiva”, si incaricherà di indagare sul “giallo in maschera”, nel tentativo di far luce in una vicenda che, durante la settimana di carnevale, sembra trasferirsi sul piano di una messinscena dai complessi orditi, oscuramente orchestrati dal bizzarro concorso di indecifrabili avvenimenti e dall’intervento di sempre nuovi attori.
Nel racconto, percorso da una vena ironica, a tratti comica nella caratterizzazione dei personaggi e per il succedersi di situazioni grottesche, emerge altresì, in sintonia con la presentazione in chiave allegorica dello spirito cui il contesto aderisce, una lettura satirica della manipolazione della realtà resa possibile dall’intricata giungla della comunicazione mediatica al critico volgere del XX secolo.
Questo “giallo in maschera” troverà una soluzione nella sfida stessa che esso pone al lettore: con la richiesta di sospendere la sua incredulità per portarlo oltre il racconto che il libro contiene e – i personaggi ne sanno qualcosa… – nel quale il libro è contenuto.


Leggi il Capitolo 1 (e un estratto del Capitolo 2) online