Il mio appartamento si trova in fondo al corridoio, a sinistra.
Prima del mio appartamento, ce n’è forse un altro; ma non ne sono certo. Sono però certo che lì, ad ogni ora del giorno e della notte, c’è una ragazza, in piedi presso la porta, vestita di abiti modesti ma lindi, con un occhio tumefatto ed uno appena truccato, e con una costante colata di sangue dal naso, che certo le lorderebbe gli abiti se al naso non avesse applicata una cannula connessa alla bocca d’una tanica.
Nel dirigermi verso il mio appartamento, passo davanti alla ragazza, ma non ho quasi il coraggio di guardarla in volto. Lei, dal canto suo, non dice nulla; è sempre lì, presso l’uscio, non proprio davanti alla porta, ma un po’ a lato, con il suo sangue di naso, immobile d’un rigore mortale.
Inoltre, ho saputo – da uno del piano di sotto – che dietro quella porta non c’è un appartamento: non c’è nulla, la porta è dipinta sul muro.
Un altro, del piano di sopra, si è spinto a sostenere che anche la ragazza è dipinta sul muro.
Io dico che è impossibile.
Lui dice che è proprio così, che è dipinta in tridimensione.
Se così è – vado pensando io – si tratta di un lavoro fatto a regola d’arte.
Ad ogni modo, quella ragazza non dà noia a nessuno.
I suoi conti (affitto e spese condominiali) pare che siano a regola pure essi.
Una signora viene ogni tre o quattro giorni a svuotare la tanica colma di sangue.
Bene, dico io. Tutto a posto.
Lei vive la sua vita – con la porta accanto.
Una sola osservazione vorrei fare: temo che anche per lei, come per tutti noi, un giorno la pacchia finirà.
Tu, hai qualcosa da aggiungere?…
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